Santa Maria del Cengio

Descrizione

Descrizione
La chiesa di Santa Maria del Cengio è un santuario, noto dalla fine del XII secolo, a cui è stato annesso in seguito un convento nella seconda metà del Quattrocento per volontà di Benedetto Zeno.
Si trova nel comune di Isola Vicentina in provincia di Vicenza, su di una cengia costituita di un misto di roccia bianca, calcare ed arenacea, da cui deriva il nome.

Santa Maria del Cengio Cronologia storica essenziale della presenza della chiesa e del convento

Da mille anni una chiesa dedicata alla Vergine Maria pervade di significato sacro la cengia di Isola. Elevata tra terra e cielo propaga un’aura religiosa di spiritualità mariana sul paese e sul territorio circostante.

Periodo medievale

Le origini del complesso di Santa Maria non sono documentate. La chiesa è attestata per la prima volta nel 1192. Nei primi quattro secoli del secondo millennio l’edificio religioso proponeva un culto significativo, ma il rito era episodico. Non legata alla sacramentalità parrocchiale o a una devozione esclusiva, la chiesa aveva un ruolo marginale. Nella prima metà del Quattrocento la chiesa mostrava un evidente decadimento, sia strutturale sia religioso. Il periodo più antico è documentato dalle due finestrelle strombate nel muro originario della navata. Sono ancora visibili gli antichi scalini, incisi nella roccia, d’arrivo alla chiesa medievale. Al quarto decennio del Trecento è databile l’affresco staccato, ora conservato all’interno della chiesa.

La costruzione del convento

Le origini del convento sono legate al fervore mariano e al clima di spiritualità che si diffusero nel territorio vicentino prima della metà del Quattrocento. Nel 1455, per volontà testamentaria di Benedetto Zeno, su iniziativa di Lucrezia Zeno e con il contributo di suo marito Giovanni Porto, la chiesa fu ristrutturata e accanto fu costruito un convento. La nuova costruzione permise la presenza stabile di una comunità monastica. Furono chiamati i frati dell’ordine di santa Brigida di Firenze. Il 25 giugno 1456 fra Battista di Normandia diede inizio a un’autonoma comunità conventuale. La vicenda isolana dei brigidini fu di breve durata. Il 14 gennaio 1462 rinunciarono alla nomina e abbandonarono il convento. La memoria dei monaci di santa Brigida è documentato dalla costruzione della prima cappella a sinistra della chiesa e da lacerti di affresco conservati nella stessa. Risalgono a quel periodo anche il portale a sesto acuto e la coppia di finestre trilobate quali elementi originari della struttura del chiostro.

I canonici di San Salvatore

Dopo la partenza dei frati di santa Brigida, la famiglia Porto chiamò sulla cengia i frati dell’ordine dei Canonici di San Salvatore di Venezia. Il 18 marzo 1462 la nuova comunità, alla guida di fra Cristoforo da Milano, iniziò a ufficiare la chiesa e abitare il convento. I Canonici abitarono il convento e ufficiarono la chiesa per più di trecento anni. Nel lungo periodo della loro presenza sulla cengia isolana i Canonici diedero forma completa alla chiesa e al convento e rinnovarono l’immagine sull’altare maggiore assommando il culto cristologico a quello mariano. Nel corso del Seicento il culto mariano riprese il sopravvento. La rinnovata devozione influenzò la decorazione della ristrutturata chiesa e del nuovo presbiterio avvenuta tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. L’azione iniziale dei Canonici di San Salvatore è documentata dall’impianto della chiesa e del convento, dal campanile, dal portale d’accesso. È datata nell’ultimo scorcio del Quattrocento la statua della Madonna col Bambino in braccio. Del periodo iniziale del Seicento è la tela della Madonna del Rosario. Nella seconda metà del Seicento la chiesa fu ristrutturata, con la regolarizzazione della navata laterale e con la costruzione del presbiterio. Nell’ultimo quarto del Seicento sono stati costruiti i due altari della navata laterale con le rispettive pale. Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento è databile la decorazione plastica del nuovo presbiterio.

Il miracolo delle lacrime

Nel 1513 il complesso di Santa Maria fu coinvolto in uno degli episodi collaterali della Battaglia della Motta. In quell’occasione il convento e la chiesa furono saccheggiati e incendiati da un gruppo di armigeri della coalizione imperiale e spagnola. L’episodio della rappresaglia può essere documentato dalla ricostruzione del chiostro secondo un impianto strutturale rinascimentale, con il riutilizzo del materiale tardo gotico già in essere. La tradizione storica connette a quell’episodio l’evento tramandato come il ‘Miracolo delle lacrime’: la statua della Madonna fu vista piangere e chiudere gli occhi mostrando compassione per gli abitanti di Isola. Il fatto è documentato da un’iscrizione, composta a metà del Seicento, murata a fianco del portale.

Il convento senza frati

Il 12 settembre 1771, per iniziativa del Senato della Repubblica di Venezia, la comunità monastica di Isola fu soppressa. I Canonici di San Salvatore abbandonarono il convento. Per tutto l’Ottocento il monastero restò disabitato. Solo la chiesa mantenne la sua funzione religiosa essendo ufficiata saltuariamente da un prete. Per tutto l’Ottocento il complesso di Santa Maria subì un progressivo degrado per la mancanza di manutenzione e per l’utilizzo improprio degli edifici.

I Servi di Maria

Nel 1894 il conte Antonio Porto espresse l’intenzione di cedere ai Servi di Maria di Monte Berico l’intero complesso di Santa Maria di Isola. Il 14 dicembre 1904 il Consiglio Generalizio dei Servi determinò la fondazione di una comunità conventuale sulla cengia. Il 27 aprile del 1905 la nuova comunità, guidata da fra Giovanni M. Bianchini, iniziò ad abitare il convento e ufficiare la chiesa. Nel 1912 la comunità conventuale di Isola divenne autonoma, nominando primo priore fra Filippo Maria Grendene. I Servi di Maria ridiedero identità alla chiesa incrementando la devozione mariana. Nel settembre 1931 il convento e la chiesa subirono i danni di un devastante incendio. La parte superiore del convento fu completamente distrutta. L’edificio fu prontamente ricostruito, con la modifica delle linee architettoniche originarie. La ricostruzione dopo l’incendio è visibile soprattutto nella parte superiore del convento e nella struttura merlata che ospita il coro. Fin dal loro arrivo a Isola i Servi caratterizzarono il convento come luogo per la formazione dei giovani e l’accoglienza vocazionale. Già nel 1905 iniziò l’attività scolastica per un gruppo di giovani del paese. In seguito venne avviato un collegio per ragazzi aspiranti alla vita religiosa e sacerdotale tra i Servi di Maria. Per ospitare il percorso formativo delle numerose vocazioni, il convento subì delle sostanziali ristrutturazioni nel corso degli anni. Nel 1914, riconvertendo degli annessi rurali, fu aggiunta una nuova ala adiacente alla parte più antica del convento. Nel 1928 vi fu trasferita la sede veneta del Noviziato che vi restò ininterrottamente fino al 1963, poi a periodi alterni a seconda delle necessità. Nel 1944 la nuova struttura fu allungata e innalzata. Negli ultimi decenni il convento è sede di una piccola, ma dinamica realtà comunitaria. Nella chiesa, per dare visibilità al culto dell’Addolorata, nel 1928 fu predisposto un altare alla nuova devozione. Nel 1938 fu disposta un’artistica ‘Via Matris’ lungo il percorso delle scalette d’accesso. La presenza dei Servi negli ultimi cento anni, in connessione alle varie fasi della loro vita conventuale, ha determinato conservazioni, modifiche, migliorie, restauri fino all’attuale configurazione sia della chiesa che del convento, non intaccandone comunque l’impronta originaria.

Fonte: testi di Albano Berlaffa nel sito internet https://blog.smariadelcengio.it/convento

Foto di copertina di Alessandra Paola Faganello

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