Santa Maria delle Consolazioni    

Descrizione

Descrizione
Il complesso di Santa Maria delle Consolazioni si trova nel centro storico di Brescia, ai piedi del colle Cidneo.
Le Consolazioni risalirebbero, probabilmente al IX secolo, se non addirittura al V secolo, stando ad una tradizione leggendaria, anche se erano dedicate a san Faustino in castro ovvero in castello. La Confraternita omonima è stata istituita il 18 novembre 1612 e da allora ininterrottamente ha portato avanti la devozione mariana nella nostra città. Devozione, memoria ed arte si fondono mirabilmente in questo piccolo edificio che è stato al centro di tanti episodi della storia di Brescia.

Nel segno di san Faustino e del vescovo Ramperto: le origini

Calimero Cristoni, rettore delle Consolazioni negli anni a cavallo tra la fine del dominio veneto e l’arrivo di Napoleone, raccolse una serie di informazioni che si sarebbero rivelate utili per salvare la chiesa dagli espropri francesi susseguitisi a partire dal 1797. Cristoni scrisse di una voce leggendaria secondo la quale la chiesa delle Consolazioni, con il nome di Santa Maria di Betlemme, sarebbe stata fondata nel 453 d. C, negli ultimi anni dell’impero romano. Una Santa Maria di Betlemme esistette veramente ma era nei pressi del convento di san Pietro di Oliveto e fu demolita nel Quattrocento, durante i lavori per fortificare quel versante del colle Cidneo. Le prIme notizie relativamente certe risalgono al maggio dell’843 d. C, quando, stando ad un vecchio cartiglio murato in chiesa, il vescovo Ramperto consacrò ai santi Faustino e Giovita una chiesa in località Casolte, ovvero il nostro quartiere, ai tempi vivacissimo ed abitato da commercianti ed artigiani. Ramperto si era molto speso per diffondere la devozione dei due santi che tuttavia, solo nel 1438, sarebbero diventati i patroni della nostra città. Non a caso il nostro oratorio dipendeva dal monastero di san Faustino maggiore, voluto fortemente dal vescovo Ramperto.
La dedicazione a san Faustino in castro, si spiegava con la leggenda che voleva Faustino e Giovita prigionieri proprio qui, come ricordato dal pittore Vittorio Trainini che li affrescò su uno dei pilastri negli anni Trenta del Novecento.
Nel 1148 san Faustino in castro passò al capitolo della Cattedrale, con le chiese dei santi Cassiano, Urbano, Cassiano e Margherita. Tra il Due ed il Trecento la nostra chiesa attraversò un periodo di crisi che culminò, come ricordava lo storico Faino, dopo il 1429 con la demolizione, in realtà parziale.
Ancora ad inizio del secolo XVI l’edificio era dedicato a san Faustino in castro e solamente con la metà del Cinquecento la chiesa si presentava con il nuovo titolo della Madonna delle Consolazioni, con cui la registrava già san Carlo Borromeo nel corso della sua visita nella diocesi di Brescia che scriveva de «la chiesa delle Consolazioni […] questa chiesa è frequentata perché risulta comoda alla popolazione».
Stando a storici antichi, tra cui il Cornaro, il cambio avvenne grazie ad una serie di miracoli avvenuti per intercessione dell’immagine della Madonna ora sull’altar maggiore della chiesa ma ai tempi su un muro esterno. San Carlo, a cui sarebbe poi stato dedicato uno dei due altari delle Consolazioni sarebbe poi stato fondamentale per far spostare l’affresco simbolo del santuario dal muro esterno all’altar maggior. La svolta sarebbe poi arrivata nel Seicento.

Quel favoloso 1612: l’anno zero delle Consolazioni

In un clima di generale entusiasmo perla devozione mariana si inserisce la nascita della confraternita delle Consolazioni, il 18 novembre 1612. La scelta di quel 18 novembre 1612 era partita qualche anno prima, nel 1604, con il lascito di Cressino Bodei, un cittadino che aveva lasciato alla chiesa alcuni terreni che possedeva a Barbariga, purché venisse celebrata una messa ogni domenica. Il 25 aprile 1612 si tenne la prima riunione dei vicini della contrada, dopo che essi ebbero la libertà di «potersi congregare insieme e nella detta chiesa». Il 6 luglio 1612 veniva strappato l’affresco e portato all’interno della chiesa, alla presenza di una serie di personalità tra le quali quel Lantana primo architetto del duomo nuovo. Il 18 novembre 1612 la confraternita venne ufficialmente fondata con tutti gli abitanti «della contrata della Madonna delle Consolazioni […] uniti ed aggregati in detta chiesa desiderosi di mettere buoni ordini acciò che ad honor di detta Santissima Vergine cresca nell’avvenire il culto di Dio nella chiesa predetta». Nel 1613 il capitano Stefano Viario, governatore militare di Brescia, stabiliva di devolvere un contributo annuo di dodici ducati per il sostegno della chiesetta. Nel 1647 la confraternita di san Benedetto si univa a quella delle Consolazioni, come ricordato anche dalla presenza del santo nel rosone minore della chiesetta e nello statuto rinnovato nel 2012. La peste manzoniana del 1630 avrebbe visto una decimazione dei confratelli e l’utilizzo della chiesetta come lazzaretto.

Il Settecento: da un’eccezionale fioritura ad un’inaspettata decadenza

A Brescia, nella chiesa trionfante del cardinal Querini, c’è spazio anche per la chiesetta delle Consolazioni ed i suoi confratelli. Nel 1740 viene introdotto, il 12 febbraio, un nuovo statuto anche perché il fervore, come ricordano gli stessi confratelli, nel pregare Dio, la Vergine e recitare l’officio della Madonna e dei morti, si era intiepidito. Gli iscritti ad ogni modo crescono di numero e si contano soprattutto tra il ceto commerciale e popolare della città: i fratelli Carboni, noti scultori, sono tra gli iscritti e non a caso è grazie a loro che viene disegnata la prima stampa della Madonna delle Consolazioni. Nel 1743 il sodalizio bresciano si associa alla Confraternita dell’Angelo Custode di Roma, per poter partecipare alla Sante indulgenze concesse dal Papa. Nel 1797 l’arrivo di Napoleone spazzerà via la repubblica veneta, sospendendo anche le confraternite, tra cui, fino al 1799 quella delle Consolazioni.

L’Ottocento: un secolo di alti e bassi, tra colera e barricate

La confraternita riesce a sopravvivere in qualche maniera a Napoleone, pur diventando per breve periodo una piccola caserma delle truppe francesi. L’arrivo della dominazione austriaca con il 1815 vorrebbe segnare un ritorno all’ordine ma scatta l’ora delle lotte patriottiche e periodicamente, nel 1836 come nel 1855, la città sarà falcidiata da epidemie di colera. È durante le Dieci giornate del 1849 però che la chiesa delle Consolazioni paga, con tutta la città, un tributo di sangue e distruzione pari solo a quello del sacco nel 1512: le truppe austriache che cercano di riprendersi Brescia in mano agli insorti guidati da Tito Speri e don Pietro Boifava si vanno ad infrangere nelle barricate che, proprio alle Consolazioni, hanno un loro caposaldo. Dalle rovine e dal saccheggio di quelle giornate la nostra chiesa si tirerà su lentamente, al punto che ancora nel 1852 i confratelli si riuniranno per la messa a san Zenone all’arco. Con il 1859 arrivano i Piemontesi che cacceranno gli Austriaci e proclameranno, due anni dopo, il regno d’Italia con capitale Torino. Nella grande storia una piccola storia che ci riguarda da vicino: il soldato francese Jean Baptiste Du Bois, al seguito dell’armata che combatterà a san Martino e Solferino, si fermerà a Brescia, dopo aver scoperto, di pattuglia in castello, la nostra chiesetta. Du Bois sarà poi tra i più attivi confratelli, facendosi rappresentare anche nelle vesti di san Benedetto in quadro dell’Ariassi.

La rinascita novecentesca

Il secolo si apre in maniera brillante e all’insegna delle novità: nel 1912 la chiesetta viene proclamata monumento nazionale e le donne sono ammesse alla Confraternita, sulla spinta di una modernità che stava rendendo Brescia tra le prime città industriali della nostra Nazione. Dopo la Prima guerra mondiale, la chiesa delle Consolazioni, in ragione forse del suo titolo, diventerà, grazie al poeta Angelo Canossi, la prima sede del tempio della Memoria, per ricordare i caduti in guerra, istituzione poi spostata nella sede dell’attuale casa di riposo “La residenza” di via dei Mille a Brescia. All’epoca l’intera zona assunse la denominazione di quartiere della memoria, toponimo rimasto solo alla scalinata che da via Mazzini porta in castello, sopra la galleria Tito Speri. Grazie al Canossi, che dedicherà anche alcuni scritti alle Consolazioni, artisti quali Vittorio Trainini, Gaetano Cresseri e Giuseppe Ronchi, un ingegnere del calibro di Egidio Dabbeni, tra i padri della Brescia moderna che  progettò un restauro del sacro edificio solo in parte realizzato. Tanti tra i confratelli i personaggi di spicco così come bresciani anonimi che ruotarono intorno alla chiesa, come ricorderà in un articolo il giornalista Danilo Tamagnini, che abitata proprio nella contrada, fino agli anni Sessanta popolatissima. Basterebbe ricordare Paolo VI, devotissimo del Santuario, padre Marcolini o il beato Tovini. Tra i sostenitori insospettabili anche Gabriele d’Annunzio che alle Consolazioni inviava frasche d’olivi per la domenica delle Palme.

dal sito internet: http://www.confraternitadelleconsolazioni.it/la-storia.html

foto da Wikipedia

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