Descrizione
Sorge in una posizione strategica, che consentiva a Magliano Sabina di dominare la Valle del Tevere e l’accesso al porto sottostante.
Una vista magnifica che ancor oggi si può godere affacciandosi dal giardino del nostro Ostello, che ha sede negli spazi dell’omonimo ex convento.
Santa Maria delle Grazie, come la vediamo oggi, è in stile neo-quattrocentesco.
Dopo il terremoto del 1898, che gravi danni produsse all’originaria chiesa medievale e, in generale, al centro abitato di Magliano Sabina, la chiesa fu sottoposta, per più volte, a opere di ristrutturazione e restauro.
La facciata ha un portale rettangolare, sormontato da una lunetta con un bassorilievo che ritrae la Madonna con Bambino e, sopra ancora, una finestra circolare. E’ divisa in tre parti da due lesene e, oltre il timpano, svettano due torri (quella di destra è la torre campanaria).
Varcato il portale, entriamo nella chiesa, che ha pianta a croce pseudo-latina, a una navata, che accoglie sei cappelle laterali e il transetto, con cinque cappelle.
La pala d’altare della Madonna delle Grazie
Sull’altare maggiore è posta la tavola della Madonna delle Grazie – tempera su legno di cedro, datata intorno al 1480, attribuita al pittore Pancrazio Jacovetti di Calvi nell’Umbria – immagine sacra che ha sempre suscitato nei maglianesi grande devozione.
L’immagine, nel corso dei secoli, ha avuto varie vicissitudini ed è stata sottoposta a numerosi restauri, che l’hanno in parte alterata. Ma leggiamo come venne concepita, in anni recenti, l’ultima opera di restauro direttamente dalle parole dell’architetto Ettore Racioppa, autore del volume La chiesa della Madonna delle Grazie e l’omonima pala d’altare in Magliano Sabina, Associazione Culturale L’Arcobaleno, 2011, pag.14: “Finalmente nel mese di ottobre dell’anno 1999 si costituì un Comitato di cittadini maglianesi che prese a cuore il restauro della tavola e lo scrivente fu incaricato di dare un supporto scientifico e organizzativo all’intera operazione culturale. Dato il pregio dell’opera, si decise da subito di effettuare un intervento della massima trasparenza e al massimo grado di scientificità e sicurezza. Per questo furono informate tutte le parti interessate che sposarono senza riserve il progetto.”.
Il Comitato contribuì generosamente alla raccolta dei fondi necessari per la realizzazione del restauro. Numerosi gli enti istituzionali coinvolti, tra cui la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici del Lazio, nella persona del prof. Claudio Strinati.
E così dal 4 maggio 2002 la pala della Madonna delle Grazie è tornata sull’altare maggiore, dopo un laborioso ed attento restauro.
Per evitare che le sollecitazioni meccaniche e atmosferiche danneggiassero il dipinto durante la tradizionale processione del 1° settembre, se ne è realizzata, fin dal 2000, una copia fotografica, in scala naturale, perfettamente identica all’originale, appoggiata su un supporto ligneo, che sfila ogni anno alla testa del corteo religioso.
La cripta protoromanica
L’unica parte intatta del precedente impianto medievale è la splendida cripta, che ancor oggi possiamo visitare, scendendo per la scala che si trova nella parte destra del transetto.
La sua datazione è incerta, viene collocata tra il 1000 e 1400. Sommersa completamente da materiale di scarico fino al 1966 e scoperta in quell’anno grazie a lavori di ristrutturazione, la cripta ha una lunghezza di circa 10 metri, per 5 metri di larghezza, un’altezza massima di poco più di 3 metri e si trova a quota -3,20 metri rispetto alla chiesa sovrastante.
Si tratta di un precedente luogo di culto che ha forma semicircolare, a oratorium, con copertura a volte sorrette da nove piccole colonne poste su due file.
Di grande impatto e di notevole interesse storico – artistico sono gli affreschi e alcune iscrizioni che ancora si possono ammirare, nonostante i vari distacchi subìti nel corso dei secoli.
Gli affreschi risalgono a varie epoche, comprese tra il XII e il XV secolo e sono “incorniciati” da fasce di colore tipiche degli ex voto di quei tempi.
Un affresco ritrae San Francesco genuflesso, in posizione di preghiera, con le stimmate a mani e piedi. Nella biografia del santo curata da frate Tommaso da Celano, si fa rifermento al soggiorno a Magliano Sabina di Francesco e i suoi compagni, che tornavano da Roma, dopo aver ottenuto da Papa Innocenzo III l’approvazione della Regola.
L’affresco di S. Antonio, databile nel Trecento, di bella fattura, è una delle rare immagini di quel periodo del santo arrivate fino a noi.
Fonte: https://ostellomaglianosabina.it/it/santa-maria-delle-grazie-cripta/
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