Descrizione
Santuario di santa Vittoria
Chiesa Romanica di Santa Vittoria XII sec. – Monteleone Sabino (RI)
Posta su un terrazzamento artificiale alle pendici di Colle Foro, la chiesa attuale risulta in massima parte di forme romaniche (XI secolo) con grandi interventi (fianchi ed abside) riferibili soprattutto all’opera degli Orsini, feudatari locali, nella seconda metà del XV secolo.
L’edificio è preceduto da un bel piazzale erboso, delimitato ed abbellito da pezzi in pietra rinvenuti in sito e nei dintorni, fra cui rocchi di colonna, architravi con o senza decorazioni, tre leoni funerari, epigrafi, ecc. Sulla destra due ambienti con portico, in gran parte ripristinati nelle forme attuali da un recente restauro, costituiscono forse ciò che rimane della canonica.
La facciata, più stretta del corpo della chiesa, corrispondendo infatti solo alla navata centrale e a quella destra, è interamente rivestita in pietra e marmo, con l’inserimento di elementi più antichi.
Il portale, in marmo bianco, decorato a girali, presenta al centro dell’architrave l’agnus dei con la croce (che compare anche sul timpano del protiro) ed è circondato da quattro finestre cieche, ad arco. Un leggero protiro con colonnine incornicia il portale, che è sormontato da un rosone a otto petali. Gli spioventi del tetto sono sottolineati da una serie di archetti ciechi a tutto sesto.
Fra le decorazioni di epoca romana inserite nella facciata romanica, rimarchevoli sono:
– un rilievo con leone
– un rilevo rotondo a fiore
– un volto stilizzato (forse un helios – sole) identico a quello sistemato oggi su colonne nel belvedere di Monteleone Sabino.
L’atrio, ristrutturato con i restauri del 1958, si presenta asimmetrico, con la porta che dà nella navata centrale non in asse con il portale esterno. Si conservano alcuni affreschi originali, come la lunetta con Madonna con Bambino fra i Santi Vittorino e Vittoria, e due figure di sante (Vittoria e Anatolia) sulla destra. Dall’atrio si scende al piano della chiesa, posto più in basso di circa un metro.
La chiesa
L’interno della chiesa romanica di Santa Vittoria, a tre navate, è irregolare e termina con un’abside rettangolare. La navata di sinistra prosegue con una cappella rettangolare, mentre la destra, più corta, è tagliata dalla Torre campanaria.
Separano le navate due serie di arcate a tutto sesto: quelle a sinistra, più ampie, sono scandite da pilastri in muratura a sezione quadrata, quelle a destra da grosse colonne scanalate di spoglio.
Probabilmente tutta la parte sinistra risente degli interventi di ricostruzione della seconda metà del XV secolo, che avrebbe ripristinato la navata crollata secoli prima. Da notare che i saggi eseguiti attorno ai primi sostegni delle arcate hanno evidenziato una fase precedente a un livello inferiore e il riposizionamento delle colonne fuori asse rispetto alla fondazione originaria.
La copertura è a capriate, il pavimento in lastre di pietra, spesso di spoglio, fra cui anche frammenti di iscrizioni romane.
Nella navata centrale si staglia il pozzo, la cui acqua è collegata alla devozione per S. Vittoria. Sotto il primo arco a sinistra un’acquasantiera è ricavata da un rocchio di colonna scavato all’interno. Il presbiterio, recintato, conserva un altare di pietra sormontato da un ciborio su colonne di marmo, con cuspide piramidale in legno. Nell’abside, sopra il sedile in pietra, si conserva un affresco, raffigurante una santa in piedi, a figura intera, forse S. Vittoria. Il leggio, moderno, è stato ricavato utilizzando una tegola romana con bollo di fabbrica.
Nella navata destra si noti un sarcofago di marmo liscio, inserito in una parete corta, mentre sul lato opposto è addossato un altare, con una nicchia che riporta iscritta una dedica dell’anno 1486.
Nella navata sinistra presenta una porticina laterale, sormontata da una bifora, sulle pareti tracce di affreschi rinascimentali che si trovano anche dietro l’altare della cappella di S. Pietro.
Nella navata centrale, dopo il pozzo, sulla destra, sono murate due lapidi del vescovo di Rieti, Dodone, che ricordano le consacrazioni dell’altare e della chiesa (1165-1171). Accanto alle lapidi è l’angusto accesso alla catacomba.
Il campanile
Usciti dalla chiesa, si gira a sinistra, per osservare più da vicino il campanile romanico, alto e massiccio, alleggerito da due ordini di bifore, le superiori più allungate, inferiormente si notano delle monofore che sono state chiuse. Nel corpo del campanile sono murate alcune epigrafi romane. Dal lato opposto, invece, si può osservare il fianco sinistro della chiesa, anch’esso ricco di materiale di spoglio, fra cui frammenti di decorazioni a metope e triglifi ed altre epigrafi.
Le catacombe
Ciò che nella Chiesa di Santa Vittoria merita particolare attenzione sono le catacombe che ne costituiscono il primo elemento storico ed archeologico. La parte della chiesa che sembra più antica è proprio quella dove si trova l’entrata delle catacombe, cioè alla fine della navata di destra prima del presbiterio. Vi si entra dalla navata centrale per una stretta porticina.
Dalla soprastante finestra si accedeva al pulpito pensile in legno, rimosso al tempo dei restauri del 1958. L’angusto accesso alla catacomba è preceduto da un piccolo atrio dove ancora si conserva un bel sarcofago romano strigliato in marmo bianco, con l’effige del defunto appena abbozzata.
Al di sopra del limite del sarcofago è stato continuato un tratto di muro sul quale poggia un enorme lastrone di pietra, che deve aver fatto da mensa (da altare), secondo la tradizione di celebrare i Divini Misteri sulle reliquie dei martiri.
Sormonta questa mensa di altare un arcosolio con un rudimentalissimo dipinto a fresco rappresentante la martire S. Vittoria caduta in ginocchio sotto la presa del carnefice che libra in aria il pugnale per trafiggerla. Il contorno della tragica scena è uno squarcio di campagna piuttosto squallida.
Come recita un’iscrizione dipinta
HIC OLIM IACUERUNT OSSA
S.VICTORIAE V.ET M.
ADORABIMUS IN LOCO UBI STETERUNT
questo era il luogo dove tradizionalmente si ritiene fossero state deposte le ossa della Santa.
A sinistra si scende alla catacomba, piccola e irregolare. Le tombe sono scavate nella roccia brecciosa e arenosa tipica della zona come appare subito dal sepolcreto intensamente sfruttato come spazio per numerose sepolture. Appena entrati si notano due sepolture che si ergono, diversamente da quelle addossate al muro, dal terreno una accanto all’altra. A fianco di queste due tombe sulla parete sono disposti loculi sovrapposti sia di piccole sia di normali dimensioni. L’impressione che si ha appena affacciatisi nelle catacombe è quella di una escavazione praticata con grande irregolarità sia per la varia altezza dei soffitti, sia per la larghezza e la direzione dei cunicoli.
Dal vano sopra descritto parte un cunicolo che si raggiunge per mezzo di vari gradini, i quali salgono per un dislivello di circa 2 metri. In complesso le catacombe si estendono per circa 40 metri
Santa Vittoria, storia e leggenda
Santa Vittoria era una giovinetta, orfana, di nobile famiglia di Trebula Mutuesca (ora Monteleone Sabino), fiorente città del popolo degli antichi Sabini, patria di Lucio Mummio. Attorno all’anno 250, sotto l’imperatore Decio, si convertì al cristianesimo. Secondo una leggenda sviluppata nel corso del V secolo, ai tempi di Santa Vittoria nella zona c’era un orribile drago annidato in una grotta che seminava morte e terrore. Vittoria riuscì a cacciarlo via con la forza della fede, e per questo la popolazione del municipium di Trebula si convertì in massa.
Malgrado la fama acquisita con l’impresa, Vittoria fu allora invitata dal funzionario Taliarco ad abbandonare il cristianesimo ed a venerare la Dea Diana. Al suo rifiuto venne uccisa con un colpo di pugnale. Dopo un lutto di 7 giorni la Santa fu seppellita nella grotta del drago e lì venerata. Questa leggenda, sviluppata nel corso del V secolo, dovrebbe contenere il ricordo della vittoria del cristianesimo sul paganesimo, rappresentato come drago (i draghi dell’immaginario altomedioevale spesso hanno il corpo del serpente e la dea Angizia raffigurata con l’animale, venerata a Trebula).
Il culto della Santa si sviluppò subito, già in epoca tardo antica, data la presenza di catacombe nel sito della sua sepoltura. Sul luogo della sepoltura sorse ben presto un sacello, mentre una chiesa fu eretta probabilmente nell’VIII secolo, sotto la tutela della potente e vicina Abbazia di Farfa. Troviamo menzionata, infatti, la chiesa trebulana in vari documenti farfensi del IX secolo, che riportano le proprietà abbaziali.
La chiesa fu ricostruita nell’XI secolo, più volte restaurata. Oggi il luogo di culto dedicato a Santa Vittoria è una delle chiese romaniche più belle del centro Italia. All’interno, oltre al sarcofago che fu di Santa Vittoria possiamo ammirare una cisterna. Le acque, ivi raccolte – secondo la leggenda, sgorgarono al momento del martirio di Santa Vittoria.
Con le invasioni saracene, le reliquie della Santa furono traslata prima a Farfa, poi nelle Marche, con varie dispersioni in molte sedi diverse (Subiaco, Bagnoregio, Pisoniano, ecc.).
Nella chiesa parrocchiale di Monteleone Sabino c’è un altare dedicato alla Santa. Sopra di esso vi è un quadro con dentro dei veli di seta coi quali fu avvolto il corpo di Santa Vittoria e sotto l’altare sono raccolte alcune ossa della Santa, queste reliquie sono state prese dal sarcofago marmoreo del Santuario di Santa Vittoria in Matenano.
Fonte: http://www.comune.monteleonesabino.ri.it/c057041/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/13
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