Sacro Cuore e Addolorata

Descrizione

Descrizione

A pochi minuti di cammino da Castellammare di Stabia, sopra un ridente declivio tra il mare e i monti, si erge Scanzano. È un luogo incantevole per il vasto e vario panorama che offre. A destra il monte San Michele, alto quasi 1500 metri; al centro il monte Coppola, che dà l’idea di un bel mazzo d’erbe e di fiori; dall’altra parte il monte Pendolo; piedistallo a una gigantesca croce visibile anche da lontano; in fondo i monti Lattari.

All’epoca la bellezza del luogo faceva uno stridente contrasto con i costumi piuttosto rozzi dei suoi abitanti, tanto che passò come proverbio il detto «Scanzano, scanzaténne», ossia «Guàrdati da Scanzano». Iddio posò il suo sguardo di misericordia e di benevolenza su questo villaggio. E ispirò alla sua serva, suor Maria Maddalena, l’acquisto di una casa sita in via Santa Croce, proprio all’inizio della frazione. Aveva due piani con tre moggi di giardino. Una stanza ampia, posta di fronte alla porta d’ingresso, fu adibita ad oratorio. Da quel tempo in poi, aumentando il numero delle educande e delle orfanelle, la casa andò sempre più ampliandosi. Fu anche eretta una cappella più vasta e fu benedetta nel 1878. Quell’anno su richiesta di molte persone fu eretto anche un convitto per giovanette di civile condizione. Il primitivo oratorio si era reso inadeguato rispetto al crescente numero delle suore, delle orfane e delle educande; se ne rendeva dunque necessario un ampliamento. Suor Maria Maddalena pensò dunque alla costruzione di una chiesa. Si rivolse dunque all’architetto Antonio Vitelli, un geniale artista cattolico del luogo. Vitelli le sottopose il progetto nel settembre del 1894. Ad accoglierlo fu Maria Maddalena con l’allora vescovo di Castellammare, Vincenzo Sarnelli, nonché monsignor Pietro Jorio, arcivescovo di Taranto, e padre Tudone dei pii operai. Alla vista del progetto, vedendolo di dimensioni così ridotte, pensò che ne sarebbe derivata una chiesa troppo piccola e quindi esclamò «Prolunghi, prolunghi!», senza rendersi conto che ogni millimetro che si prolungava sulla carta rappresentava tanti metri in più di lunghezza e di larghezza. A un certo punto fermò la mano dell’architetto dicendo «Basta così», senza essersi accorta di avere appena commissionato l’edificazione di un santuario di proporzioni assai vaste.

Si era avverata la profezia della beata Caterina Volpicelli, la quale, sulla collina di Scanzano, alla presenza di Maria Maddalena e di alcune sue figlie, aveva pronunziato le seguenti parole: «Qui, un giorno, dovrà sorgere un santuario al Sacro Cuore». Ben presto il santuario divenne una vera oasi dello spirito, un centro di intensa devozione, e ancora oggi è un richiamo per la locale popolazione e costituisce il cuore della congregazione.

Per anni la casa madre è stata centro di formazione, di postulato e di noviziato. Attualmente è sede di postulato.
La comunità si dedica all’insegnamento nella scuola, all’assistenza delle suore anziane e inferme, gestisce un pensionato per ferie.

l santuario si affaccia sul piazzale “Suor Maria Maddalena Starace”. Il campanile di recente costruzione è opera dell’architetto Donnarumma Gennaro, del geometra Esposito Vincenzo e delle imprese Mosca e Graziuso.

Le cinque campane opera della fonderia “De Poli” di Vittorio Veneto (TV) sono dedicate rispettivamente: alla Madre Fondatrice, al Sacro Cuore, alla Beata Vergine Addolorata, ai Sette Santi Fondatori e al Servo di Dio mons. Vincenzo Sarnelli. Furono benedette da S.E. Mon. Felice Cece il giorno 4 settembre 2005 e issate sul campanile il giorno seguente. Il loro suono si è diffuso nei dintorni per la prima volta il 1° aprile 2006 giorno in cui il campanile è stato benedetto con una solenne celebrazione da sua Eminenza il Cardinal Josè Saraiva Martins prefetto della Congregazione per la causa dei Santi.

L’imponente facciata di linee semplici ed eleganti è caratterizzata da un settore centrale più alto, sporgente rispetto alle due ali laterali, più basse e raccordate al settore centrale con due volute. Nella parte centrale appaiono due coppie di lesene corinzie che reggono un fastigio riccamente decorato. Al centro si apre il portale formato da due colonne reggenti una fascia; nel secondo ordine si ripete il medesimo schema: due coppie di lesene reggono un timpano triangolare, al centro si apre un finestrone inquadrato da un’edicola con timpano arcuato retto da colonne.

Il grande portale in bronzo (Grossi, 1908 e restaurato da Briano Pomata nel 2007), è composto di pannelli artisticamente cesellati, incorniciati da un ramo di rosa e uno di vite intrecciati, che partono da due vasi posti sullo zoccolo di ciascuno dei battenti: i quattro pannelli in alto, riportano gli stemmi del Pontefice, del cardinale protettore delle Compassioniste e dei vescovi del tempo; nei due pannelli centrali si ammirano le effigi del Sacro Cuore e dell’Addolorata; i quattro in basso sono decorati in stile rinascimentale.

La prima impressione che si riceve entrando nella chiesa del Sacro Cuore è di sontuosa grandezza. È a tre navate, con le cappelle laterali intercomunicanti.

La navata centrale è tutta inondata di luce piovente dai vasti finestroni e tutta scintillante d’oro e di colori. Semplice e classica l’architettura. Le linee larghe, ben armonizzate nell’insieme, la grande volta a botte, con le pitture e i suoi stucchi dorati, i pilastri ad imitazione di marmi fortemente policromi, l’abside elevata sulla maggiore navata e racchiudente l’ampio ed artistico altare tutto rilucente di marmi e di bronzi, il pavimento dal disegno semplice e chiaro, formano un insieme armonioso di linee e di colori. Il corpo della chiesa fino agli scalini dell’abside è diviso in cinque grandi scompartimenti che abbracciano la volta e le grandi pareti. Pilastri corinzi scannellati sostengono la trabeazione sulle fiancate della grande nave. Al di sopra di questa, in corrispondenza di ogni pilastro, si voltano cinque costoloni che scompartiscono la volta, al di sotto tra i pilastri, si aprono archi che danno accesso alle cappelle. In complesso è l’architettura delle grandi chiese del Rinascimento.

La volta a botte si sviluppa immediatamente dalla trabeazione. È divisa in cinque scompartimenti: il primo sulla tribuna dell’organo e l’ultimo sul santuario, sono interi e ornati di cassettoni ottagonali; gli altri tre sono rotti nella parte culminante del grande affresco della crocifissione opera di Vincenzo Galloppi e nella parte bassa da sei finestre, tre per parte, con gli sgusci acuti che vanno a sfiorare la cornice dell’affresco. In essi sono dipinte le Sante devote dell’Eucarestia. Sui due costoloni che rimangono interi e sui frammenti degli altri tre che ricompaiono tra le finestre ai lati dell’affresco centrale, sono dipinti angeli recanti cartocci con le invocazioni delle litanie del Sacro Cuore.

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