SS. Ecce Homo (Santuario – Convento)

Descrizione

Descrizione

Storia

I frati di San Francesco d’Assisi, suoi “angeli custodi” dimorano nel Santuario da oltre cinque secoli. Secondo una tradizione antichissima la primitiva fondazione del luogo sacro risalirebbe al IV° secolo per opera dei monaci Basiliani, provenienti dall’Oriente (maggiormente dalla Grecia). Era dedicato alla  Santa Maria della Misericordia, ed era definito volgarmente anche “delle Pigne”. Con il passar dei secoli, i monaci avevano abbandonato la loro dimora ed il monastero cadde in uno stato di desolante abbandono. Nei primi decenni del 1400, il Beato Tommaso da Firenze venne mandato in Calabria in qualità di Commissario generale per diffondere il movimento dell’Osservanza (uno dei movimenti riformatori di quel periodo dell’Ordine Francescano). Nel 1419 venne a Mesoraca e ottenne dall’Arcivescovo di Santa Severina, Angelo, per mezzo di un ricco signore di Sicilia di nome Giovanni e di alcuni Frati Minori, il permesso di riadattare a convento la dimora ormai abbandonata dai monaci Basiliani. Iniziarono i lavori di ricostruzione con molte difficoltà e solo dopo dieci anni, esattamente il 14 ottobre 1429, il papa Martino V (dietro richiesta del suddetto Giovanni di Sicilia e del popolo di Mesoraca) sancì la donazione perpetua con la Bolla indirizzata tramite il vescovo di Isola Capo Rizzuto. Da allora chiesa e convento presero il nome di Santa Maria delle Grazie, nome ricorrente ancora oggi nei documenti ufficiali.
Lo spirito di santità, il desiderio intenso e continuo di vivere secondo il fervore dei primi seguaci del Poverello di Assisi era l’aspirazione principale e costante dei frati di questo luogo solitario e raccolto. Nel 1532 il papa Clemente VII con la bolla “In Suprema” autorizzava ogni provincia religiosa ad avere delle case in cui i frati potessero liberamente osservare la propria regola senza alcuna dispensa o mitigazione ed il convento di Mesoraca fu uno di quelli che vi aderì. È infatti da sottolineare che qui, nel primo secolo di vita, si avvicendarono tanti religiosi di santa vita. Fu poi un passaggio naturale, prevedibile e lodevole, quello del convento dal movimento Osservante al movimento Riformato. Proprio nel 1579 con il Breve “Cum Illius Vicem” il papa Gregorio XIII stabiliva che i frati Riformati della più stretta osservanza vivessero separati dagli altri frati sotto la giurisdizione dei Minori Riformati. Nel 1580 la provincia religiosa minoritica venne suddivisa in quattro provincie: una osservante e una riformata in Calabria Citra o Settentrionale; ed una osservante e una riformata in Calabria Ultra o Meridionale. Mesoraca fu inserita nella provincia riformata di Calabria Citra. Il convento e la chiesa subirono modifiche e ampliamenti che perdurano fino ai nostri tempi. Il convento venne così designato come luogo perpetuo di noviziato.
Il più illustre dei novizi, secondo il giudizio dell’Ordine Francescano e della Chiesa, fu certamente Fra Umile da Bisignano (canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 2002). Successivamente Fra Umile Pintorno da Petralia Superiore in Sicilia, pure illustre per bontà e per eccezionali doti artistiche, onorò con la sua presenza e con una sua opera suggestiva questo posto. Qui scolpì la statua in legno del S.S. Ecce Homo, l’ opera particolarmente espressiva e toccante che incontrò il favore dei fedeli i quali devoti pregavano e ottenevano le grazie implorate. La devozione si estese presto e ovunque e progressivamente aumentava il numero dei fedeli che accorrevano a pregare e ringraziare.
Nel 1780 la statua situata nell’altare a sinistra nel presbiterio dove era collocata e venerata,  venne spostata nell’imponente e artistica cappella, appositamente costruita. Il santuario assumeva cosi  il nome di S.S. Ecce Homo, relegando solo ai documenti ufficiali il precedente titolo di Santa Maria delle Grazie. La chiesa venne anche dotata di un pregiato pulpito in noce, di quattro confessionali, del coro e di una sagrestia. Queste ultime opere furono realizzate da Frate Giuseppe da Grimaldi e da Frate Gennaro da Bonifati negli anni tra il 1763 e il 1767.
In questo periodo il convento ebbe pure in dono, dal caritatevole duca di Altemps, il Bosco folto e suggestivo. Nei secoli XVIII e XIX si susseguirono tremendi terremoti che pare non abbiano arrecato gravi danni al convento ed ai frati; problemi seri invece sorsero dalla soppressione napoleonica prima e da quella italiana dopo. Nel 1806, con la prima soppressione, i frati dovettero abbandonare il convento facendovi poi rientro grazie al decreto reale di Ferdinando IV di Borbone datato 18 luglio 1815. Con la seconda soppressione del 7 luglio 1866, ben 35 frati furono espulsi dal convento il 26 dicembre dello stesso anno. L’assenza dei frati non si prolungò molto perché ben presto qualcuno vi ritornò sotto la veste di cappellano del santuario e poi come responsabile dell’Ospizio di mendicità, eretto sia per assistere i poveri, anziani e malati sia per giustificare la presenza di religiosi che non potevano abitarvi in tale veste. Nel 1875, grazie alla volontà del Comune e del popolo, tutto il complesso monastico e i terreni annessi vennero acquistati dal demanio e riaffidati alle cure dei Frati francescani. I rapporti tra frati e amministrazione comunale non furono però sempre sereni. Nel 1894 si arrivò alla rottura e il Padre Provinciale ritirò i frati che andarono parte a Rovito (CS) e parte a Pietrafitta (CS) dove vi passò anche il noviziato. Dopo lunghe trattative nel 1896 vi rientrarono i frati tra cui alcuni provenienti da una provincia religiosa della Toscana con a capo il commissario generale Padre Sisto Paoleschi, che fissò qui la sua dimora abituale. In alcuni periodi il Convento accolse anche i giovani frati studenti di filosofia e di teologia.
Si realizzarono importanti lavori di manutenzione e di restauro. Nel 1911 fu abbellita la cappella del S.S. Ecce Homo; nel 1920 fu realizzato il pavimento del santuario e nel 1932 fu innalzata la magnifica terrazza di sud-ovest. Dal 1951 al 1986 il convento  fu affidato ai frati della provincia religiosa di Venezia che curarono la formazione dei giovani novizi, gestirono la rettoria del santuario.  Un frate, Padre Reginaldo Tonin, prese  a cuore l’assistenza spirituale della parrocchia della frazione di Filippa che guidò fino al giorno della sua scomparsa avvenuta il 22 gennaio 2004. In questo periodo, in stretta collaborazione con i frati di Calabria  e con il contributo generoso anche del popolo mesorachese, furono realizzate le varie opere: restauro del Convento e del tetto della chiesa (1967); decorazione della cappella di San Francesco d’Assisi (Fra Terenzio Barboni, 1968); sistemazione della vetrata dell’Assunta in Coro (1968); rinnovo del tetto della cappella del S.S. Ecce Homo(1970); l’intonaco delle pareti e il rivestimento in travertino della facciata della chiesa. Nel 1979 per mano di Guido Faita nella cappella venne ancora rinnovato il pavimento, la balaustra, la zoccolatura, i pilastri in marmo e le decorazioni in tutta la chiesa. Nel 1984 venne realizzato il piazzale antistante la chiesa, venne restaurato il chiostro quattrocentesco e nel 1986 venne rifattala cappella del Beato Umile, rifacimento e ampliamento de “La Benedetta nel bosco” (ditta Faber  – Vibo V.).
Nel 1986 la gestione del santuario e del convento ritorna ai Frati di Calabria. I Superiori stabiliscono qui la Casa di Probandato per gli aspiranti alla vita religiosa francescana. Di grande importanza fu la realizzazione di un pozzo artesiano nel 1990 che risolse il problema della scarsità d’acqua, preoccupante specialmente durante la permanenza dei vari gruppi. Nel 1993 fu pavimentato in porfido lo stupendo piazzale che si affaccia sul Marchesato abbracciando un orizzonte vastissimo, nello stesso anno venne pitturato l’esterno di tutto il convento e rifatte le finestre della chiesa. Nel 1994 venne ripristinato il grande salone sottostante la facciata del convento e realizzata la suggestiva Cappellina dedicata a santa Chiara d’Assisi nell’ VIII° centenario dalla sua nascita. Nel 1995 fu ripristinato il muro di cinta dell’orto e del bosco, fu rinnovato il pavimento della chiesa, del coro e della sagrestia con piastrelle quadrate in “botticino” e ottagonali in giallo imperiale e furono restaurati anche il coro, la sagrestia e i quattro confessionali. La chiesa è stata dotata di nuovi banchi-genuflessori, di un magnifico tamburo all’ingresso e di due funzionali amboni in presbitero; è stato rinnovato anche l’impianto di amplificazione, l’impianto elettrico e d’illuminazione. Gli ornamenti di statue, tele, affreschi, decorazioni, pulpito, confessionali, coro e sagrestia sono di immenso valore storico e artistico. Il Santuario è meta, ancora, di tanti sacerdoti, religiosi e laici che desiderano vivere una giornata di ritiro, di esercizi spirituali, di attività formative o culturali e soprattutto conoscere ed essere devoti alla sacra effige del S.S. Ecce Homo.

Fonte: https://www.conventoeccehomo.it/index.php/it/la-storia

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