A Sotto il Monte il convegno dei Santuari italiani

Ott 26 2017

A Sotto il Monte il convegno dei Santuari italiani

A Sotto il Monte il convegno dei Santuari italiani.
Al centro le “famiglie ferite”

L’appuntamento dal 6 al 9 novembre, un’occasione di confronto fra i responsabili dei tanti centri di devozione del Paese sulle prassi e gli interrogativi posti da Amoris laetitia

Sotto il Monte, il paese natale di San Giovanni XXIII, ospiterà nelle giornate dal 6 al 9 novembre prossimi l’annuale Convegno nazionale dei santuari italiani. L’iniziativa, ormai giunta alla sua 52esima edizione (le ultime due si sono svolte l’anno scorso a Pompei e l’anno precedente a Roma), vedrà affluire per alcune giornate di studio nel paese-santuario dove il 25 novembre 1881 nacque Angelo Giuseppe Roncalli (e il 26 aprile 1981, un secolo dopo, venne pellegrino Giovanni Paolo II), circa 150 partecipanti, fra rettori e operatori di tanti luoghi di devozione che fanno riferimento al Collegamento Nazionale Santuari (CNS), presieduto dal rogazionista padre Mario Magro e del quale è segretario il francescano padre Massimo Lelli.

«È stato il Direttivo nazionale a chiederci di ospitare questo importante evento che ci coinvolge pienamente. L’obiettivo del Convegno è quello di condividere il lavoro pastorale che si svolge nei santuari della Penisola, mettendo a fuoco, ogni anno, un tema particolare. Quest’anno ci si confronterà sulla prassi pastorale e sugli interrogativi posti in particolare dal capitolo VIII dell’esortazione apostolica Amoris laetitia . E cioè: quali attenzioni, quali interventi mettere in campo per le situazioni particolari…» spiega monsignor Claudio Dolcini, parroco di Sotto il Monte nonché rettore del Santuario che sta per aprire un «anno giovanneo straordinario» (nel 2018 ricorre il 60esimo dell’elezione al papato di Roncalli e a maggio le sue spoglie saranno traslate dalla Basilica di San Pietro qui nella terra che gli ha dato i natali ).

Più precisamente il titolo scelto per il convegno di quest’anno è “Amoris Laetitia, peccato, misericordia, riconciliazione: dimensioni personali ed ecclesiali”. Se è vero che nell’ottavo capitolo dell’ esortazione apostolica dal titolo “Accompagnare, discernere, integrare le fragilità”, Papa Francesco ricorda che la Chiesa «deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito», cioè i casi di divorziati e risposati, è altrettanto vero che interrogativi e risposte possibili circa queste modalità di accompagnamento e discernimento – mai separabili dalle esigenze di verità e carità del Vangelo, e dal Magistero – si pongono soprattutto in confessionale. Là, dove, i sacerdoti, dopo i colloqui con i penitenti, devono assumere decisioni concrete con scienza e prudenza, sapendo che non esistono semplici soluzioni o facili eccezioni. Da qui anche, la scelta del tema, assai dibattuto, ma che appunto è, soprattutto, materia da confessori. E nella consapevolezza che i confessionali continuano ad essere frequentati soprattutto nei santuari.

«I confessionali dei Santuari sono un posto di rinnovamento per noi preti e vescovi; sono un corso di aggiornamento spirituale, a motivo del contatto con la pietà popolare. E i fedeli quando vengono a confessarsi ti dicono le loro miserie, ma tu vedi dietro a quelle miserie la grazia di Dio che li conduce a questo momento. Questo contatto con il popolo di Dio che prega, che è pellegrino, che manifesta la sua fede in questa forma di pietà, ci aiuta tanto nella nostra vita sacerdotale…», diceva Papa Francesco a colloquio con i sacerdoti della diocesi di Caserta nella Cappella Palatina della Reggia il 26 luglio 2014. E agli operatori dei pellegrinaggi e ai rettori, il 21 gennaio 2016, sottolineando l’importanza dell’accoglienza «davvero determinante per l’evangelizzazione», disse: «Chi entra nel santuario sente subito di trovarsi a casa sua, accolto, compreso, e sostenuto». Il santuario, sottolineava il Papa, «è realmente uno spazio privilegiato per incontrare il Signore e toccare con mano la sua misericordia». «Confessare in un santuario – aggiungeva a braccio – è un’esperienza di toccare con mano la misericordia di Dio». Santuari dunque come case del perdono «dove ognuno si incontra con la tenerezza del Padre che ha misericordia di tutti, nessuno escluso»

I lavori del 52esimo appuntamento del CNS si svolgeranno nella Sala civica del municipio di Sotto il Monte accanto alla Casa del Pellegrino (dove verrà allestito uno spazio espositivo) e, oltre al tema centrale, offriranno più occasioni per una condivisione delle esperienze in corso presso tanti luoghi di devozione sparsi nel paese. Luoghi dello Spirito dove la spiritualità di massa propugnata da Papa Bergoglio trova oggi pieno riconoscimento segnandosi un po’ un’inversione di rotta della Chiesa, che dopo un periodo in cui li ha guardati senza eccessivo entusiasmo, torna oggi ad assegnare loro un ruolo centrale nella «nuova evangelizzazione». Luoghi dunque di religiosità, pietà, spiritualità, che si accompagnano all’aggettivo “popolare” circa i quali del resto non mancano precisi riferimenti nella Evangelii gaudium, ancorati al documento approvato ad Aparecida dalla V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, il 31 maggio 2007, nel quale l’allora arcivescovo di Buenos Aires e responsabile della stesura finale del testo, aveva svolto un ruolo di primo piano.

Riferimenti che possono tradursi in una tesi: recarsi da pellegrini ai santuari è davvero, nei fatti, una delle espressioni più eloquenti della fede del popolo di Dio e manifesta la pietà di generazioni di persone. Forse, anche in questa prospettiva si può leggere la recente concessione delle spoglie di San Giovanni XXIII che richiameranno a Sotto il Monte e Bergamo decine di migliaia di pellegrini. In ogni caso la pietà popolare non è – o non è più, se per un po’ lo è stata – la “Cenerentola della casa”. E i fedeli che a torme frequentano i Santuari mariani o legati ai santi e ai beati, non sono quelli che non capiscono, e vanno rieducati a chissà quali forme di cristianesimo moderno. Ha scritto Lucia Ceci: «È, secondo Bergoglio, il fantasma dell’Illuminismo, del riduzionismo ideologico-nominalista che allontanerebbe i pastori dalla realtà concreta. La Chiesa, secondo Francesco, è invece chiamata a compiere una “opzione preferenziale per i poveri”, che deve spingere a conoscere e ad apprezzare “le loro maniere culturali di vivere il Vangelo”. In quest’ottica la devozione popolare ha una portata anti-borghese, ma rappresenta anche un invito, rivolto ai cattolici e in primis ai chierici, a mettersi nei panni e a disposizione di chi è ai margini della società, e a svestire quelli dei funzionari di Stato».

Tornando al Convegno sottomontese, si registrano nomi di spicco fra i relatori ecclesiastici invitati: dal vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla (che interverrà nel pomeriggio del 6 novembre sul tema “Famiglie ferite: prospettive pastorali”) al cardinale Stanislaw Rylko, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Laici e arciprete della basilica papale di Santa Maria Maggiore, che presiederà la giornata del 7 dove sono annunciate due relazioni: la prima, al mattino, dal titolo “Il contesto culturale contemporaneo e il senso del peccato” affidata al teologo don Lorenzo Testa del Seminario vescovile di Bergamo; la seconda, nel pomeriggio, dal titolo “Coscienza, norma e discernimento. Le questioni morali”, affidata al teologo don Maurizio Chiodi, membro della Pontificia Accademia Pro Vita.

L’8 novembre sarà invece un intervento di monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione (al quale Papa Francesco con il motu proprio “Sanctuarium in Ecclesia” ha trasferito le competenze sui santuari prima riservate alla Congregazione per il Clero) ad aprire l’approfondimento della giornata che vedrà il contributo del presidente dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale, don Basilio Petrà, sul tema “Prassi penitenziale e discernimento morale”. Il 9, dopo la celebrazione della messa nell’abbazia di sant’Egidio in Fontanella (la frazione di Sotto il Monte dove viveva padre David Maria Turoldo), presieduta dal vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, si presenteranno testimonianze e orientamenti pastorali in un confronto curato dall’équipe di animatori del Gruppo “La Casa” composto da sacerdoti, diaconi permanenti e laici coniugati o celibi che con la collaborazione di alcuni amici separati, divorziati o risposati, formano una fraternità di accoglienza ed accompagnamento. A coordinare sarà monsignor Eugenio Zanetti, docente nel Seminario di Bergamo e vicario giudiziale.

Nei quattro giorni di convegno sono previsti inoltre incontri dei rettori per aree geografiche, incontri fra delegati regionali, visite ai luoghi giovannei di quello che è ormai diventato un esempio rilevante di «santuario post-conciliare», con una sua forte identità, al servizio di una pastorale che il pontificato di Bergoglio invita continuamente a riscoprire per la sua importanza nella vita della Chiesa e della società.

Marco Roncalli – Bergamo

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