Attività dal Santuario Parrocchia dell’Immacolata di Aosta: la festa della Virgo di Altagracia
e giornata del gruppo Primavera in febbraio.
LA COMUNITÀ DOMINICANA FESTEGGIA LA VIRGO DI ALTAGRACIA
Ogni 21 gennaio a Santo Domingo si festeggia la Virgo di Altagracia, venerata da tutto il popolo dominicano. Altagracia significa ”Grazia massima”, perché gli abitanti di Santo Domingo ritengono che la Vergine abbia sempre dispensato grazie a piene mani, accompagnando il popolo che la venera e proteggendolo dagli uragani e da ogni momento difficile.
In occasione della sua festa, nella provincia di Santo Domingo, si organizza un imponente pellegrinaggio che sale al santuario a lei dedicato, dove il Vescovo della provincia celebra una Messa solenne.
Vi partecipa tutta la popolazione e arrivano anche tanti Dominicani che, per l’occasione, rientrano dall’estero.
Da alcuni anni Rosa, una signora di Santo Domingo che vive ad Aosta, ha pensato di far celebrare, la domenica più vicina a questa festa, una Messa in onore della Madonna di Altagracia. Ha scelto a tal scopo il santuario mariano dell’Immacolata e ha invitato a parteciparvi tutta la comunità dominicana presente in Valle.
I Padri dell’Immacolata e l’intera comunità hanno aderito ben volentieri a questa iniziativa che, di anno in anno, ha visto la partecipazione di un numero sempre maggiore di persone.
Quest’anno la festa si è svolta domenica 22 gennaio.
Una folta rappresentanza di Dominicani ha partecipato all’Eucarestia delle 10,30 presieduta dal parroco padre Gregorio e concelebrata da don Edward, un sacerdote dominicano che attualmente vive a Roma.
Ai piedi dell’ambone era esposto il quadro della Vergine circondato da fiori e, a destra dell’altare, una Bibbia per ricordarci l’importanza di approfondire la conoscenza delle Sacre Scritture, uno dei temi fondamentali trattati anche nell’omelia.
Al termine della Messa, alcune famiglie hanno dato la disponibilità di accogliere nelle loro case il quadro della santa Vergine. Ognuna lo terrà per nove giorni, al termine dei quali sarà recitato un rosario con la partecipazione di amici, conoscenti, vicini di casa. Terminato il giro delle famiglie disponibili, ci si ritroverà per partecipare all’Eucaristia festiva. Il quadro della vergine sarà poi consegnato a don Edward che lo porterà in un’altra regione. In tal modo verrà tenuta viva, nella comunità dominicana residente in Italia, la devozione alla Vergine di Altagracia.
La giornata è poi proseguita nel salone della chiesa, dove dei volontari della parrocchia hanno servito l’ottimo pranzo preparato da alcuni Dominicani con piatti tipici della loro cucina.
L’occasione è stata propizia per riallacciare o approfondire conoscenze e amicizie e per trascorrere un pomeriggio spensierato, rallegrato da musica e balli.
Celebrare insieme i momenti importanti per la nostra vita di fede certamente non può fare altro che edificare “ponti”, legami che aiutano a conoscersi e ad arricchirci reciprocamente. Le relazioni che si costruiscono in questa maniera permettono non solo di comminare insieme ma anche di portare avanti dei progetti sia all’interno della nostra Parrocchia sia nel nostro Quartiere.
Padre Gregorio Glabas, OMI, Rettore del Santuario
GIORNATA DI CONVIVIALITA’ CON GLI ANZIANI A CURA DEL GRUPPO PRIMAVERA IL 5 FEBBRAIO
Ma le canzoni son come i fiori
Nascon da sole son come i sogni
E a noi non resta che scriverle in fretta
Perché poi svaniscono
E non ritornano più
Vasco Rossi, Una canzone per te, 1983
Anche le idee sono come le canzoni e noi abbiamo seguito il consiglio di Vasco Rossi: abbiamo scritto in fretta quello che un giorno uno di noi ha buttato lì, proprio soltanto un‘idea… “E se offrissimo un pranzo ai nostri anziani?”
Tutti gli altri cuochi dell’Oratorio Don Primo Mazzolari della Parrocchia dell’Immacolata hanno apprezzato e P. Gregorio ha subito approvato ed ha garantito un budget di spesa. Stabiliti menù e data, è partita la solita macchina organizzativa, che ormai viaggia col pilota automatico perché da molti anni alcuni genitori degli animatori dell’Oratorio provvedono a cucinare e preparare le merende per i ragazzi. Chi calcola le dosi degli ingredienti, chi fa l‘inventario in cucina, chi fa la spesa, chi è disponibile e quando. E finalmente domenica 5 febbraio sono riusciti a trasformare un’idea in una giornata conviviale. Il pranzo è cominciato con tre antipasti (pane nero con lardo e miele, quiche di zucchine, insalata russa) poi una bella porzione di lasagne classiche, arrosto con patate al forno e, per concludere, crema di Cogne seguita dal caffè. Come sempre, tutto è filato liscio e i cuochi si sono divertiti e stancati parecchio, ma vedere il salone pieno di volti sorridenti e ricevere ringraziamenti e complimenti in quantità li ha ripagati degli sforzi. Non sarà semplice ripetere l’evento con cadenza regolare, ma certamente i cuochi sono determinati a regalare al Gruppo Primavera ancora qualche domenica senza pensieri, per stare insieme in allegria.
Questa giornata ha ancora una volta confermato che la grande protagonista di momenti come questi è la Provvidenza. Tutto si compie, tutto funziona, ogni banale gesto diventa un fondamentale ingranaggio di questo motore che lavora per assecondare i piani misteriosi di Dio.
Molti dei commensali domenica si sono chiesti il perché di questo pranzo. E qui un leggero sconforto incupisce il cuore, nel notare come il valore della gratuità faccia sempre più fatica ad essere praticato e di conseguenza compreso nella sua semplicità.
Osservare il Gruppo Primavera durante il pranzo era come sfogliare un riassunto di storia italiana contemporanea: hanno vissuto i giorni duri della guerra, con poco da mangiare e molta paura; si sono rimboccati le maniche ed hanno ricostruito l’Italia nel dopoguerra con ponti, autostrade, navi, automobili, treni e mettendo su famiglie numerose. In molti hanno lasciato la loro terra, nascondendo in un fazzoletto lacrime e paura, per contribuire al boom economico degli anni ‘60. Sono stati protagonisti del loro tempo, determinati a dare ai loro figli quel benessere che non hanno avuto da ragazzi. Durante il tempo sospeso della pandemia, hanno faticato, hanno perso amici e parenti sentendosi ancora più soli e fragili. Quindi, anche se non sanno usare il telefonino e dimenticano la password dello SPID, hanno ancora molto da insegnare a tutti noi.
C.L.