Il Crocifisso di "S. Antonio", scultura lignea di fine XV sec., dopo lungo restauro viene riesposto alla venerazione pubblica, nella Basilica Santuario di S. Antonio di Messina, dopo 114 anni dal suo ritrovamento tra le macerie del terremoto del 1908, che rase al suolo la Città dello Stretto

Mar 04 2023

Il Crocifisso di “S. Antonio”, scultura lignea di fine XV sec., dopo lungo restauro viene riesposto alla venerazione pubblica, nella Basilica Santuario di S. Antonio di Messina, dopo 114 anni dal suo ritrovamento tra le macerie del terremoto del 1908, che rase al suolo la Città dello Stretto

Nella Basilica Santuario di S. Antonio in Messina, sabato 18 marzo alle ore 17.00, si terrà l’inaugurazione del monumentale Crocifisso ligneo ( fine XV sec.), dopo il restauro appena ultimato, promosso dai Padri Rogazionisti dell’Istituto antoniano di Messina e seguito nelle varie fasi dalla Sopritendenza per i beni culturali di Messina.

Il Crocifisso ligneo è un’opera straordinaria, pregnante dal punto di vista dei contenuti devozionali e, al contempo unica nel contesto della scultura rinascimentale siciliana e oggi, con grande felicità, viene restituita al culto dei fedeli, alla fruizione dei cittadini, all’attenzione di studiosi e alla curiosità dei turisti, a distanza di 114 anni dal suo ritrovamento tra le macerie del terremoto del 1908.

Per l’importanza dell’opera si è pensato di creare un momento speciale per svelarla alla città, un evento che sarà anche impreziosito, dopo la spiegazione della scultura, dal bel canto del soprano internazionale Chiara Taigi.

Fatto davvero di rilievo che si evince dalle notizie ancora esigue sulla provenienza del Crocifisso, è che giunge a noi (secondo nota d’archivio dell’Istituto antoniano riguardante il recupero dell’opera) dalle macerie del vicino tempio della Maddalena da parte di S. Annibale Maria di Francia, all’indomani dal sisma del 1908 che rase al suolo la città ( Tusino, 2001). Le fonti storiografiche preterremoto non rilevano l’esistenza del Crocifisso nella descrizione della chiesa e del monastero della Maddalena, grangia del complesso monastico benedettino di S. Placido Calonerò, di origini medievali ma ricostruita e ampliata nel Settecento. Anche le successive ricognizioni sul patrimonio ecclesiastico recuperato dai crolli tacciono sull’opera che è tuttavia nota alla letteratura artistica locale attraverso le citazioni di Caterina Ciolino, nell’ambito delle ampie rassegne sulla materia (2003, 2012), e la trattazione specifica dedicata da Grazia Musolino in relazione agli studi sul panorama artistico Antonello da Messina (2016), che propone con cautela l’attribuzione a Pietro Oliva, artista allievo di Jacobello attivo nell’ultimo decennio del XV secolo, su una traccia documentaria individuata da Gaetano La Corte Cailler. Recentemente infine è stata evidenziata la relazione tra l’opera e un Crocifisso in telapesta policroma coevo di Barcellona Pozzo di Gotto (Lanuzza 2022).

La consapevolezza, quindi, che questa scultura sia rimasta integra dopo il terremoto che ha messo in ginocchio un’intera città oltre, al suo pregio artistico la rende, di sicuro, ai nostri occhi, ancor più speciale e di buon auspicio come segno di rinascita e di speranza per tutti.

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