Quarto giorno del Convegno Nazionale dei Santuari: "Il Santuario deve divenire spazio prolungato di preghiera e di silenzio" e "luogo, spazio e sacramento dell'unità". Relazione di S. E. R. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione.

Nov 18 2021

Quarto giorno del Convegno Nazionale dei Santuari: “Il Santuario deve divenire spazio prolungato di preghiera e di silenzio” e “luogo, spazio e sacramento dell’unità”. Relazione di S. E. R. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione.

Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione oggi 18 novembre, quarto giorno del Convegno, ci ha richiamato a riflettere sul tema della fede, sul tema della predicazione: come si svolge l’annuncio del Vangelo nei nostri Santuari, sul tema della ripartenza dei pellegrini dal Santuario, ci ha ricordato che è, sì, importante l’accoglienza dei pellegrini, ma è altamente costitutivo seguire la partenza e il ritorno nella propria comunità. Se tutto termina in Santuario c’è qualcosa che manca, manca l’esperienza di vita.

Ha ribadito che la pietà popolare non può essere emarginata o demonizzata perché è sempre una forma importante dell’evangelizzazione e deve essere sostenuta da una buona catechesi.

Il pellegrinaggio nel Santuario deve trovare lo spazio per la celebrazione della riconciliazione. E allora, ci si domandava, come preparo lo spazio per questa celebrazione? A tal proposito Mons. Fisichella ha ribadito l’importanza del missionario della misericordia, istituito da Papa Francesco, e che nei santuari più importanti, deve esserci almeno una presenza.

Il richiamo a costruire sempre più nei nostri Santuari, spazi di silenzio e spazi prolungati di preghiera; e soprattutto come rendere partecipi i pellegrini dell’esperienza della carità, che nei santuari si vive, attraverso la loro carità che diventa carità.

Poi si è soffermato sul tema della sinodalità. La sinodalità è l’occasione per fare un’esperienza ecclesiale, riaffermando chi è la Chiesa che mi chiama a partecipare e a camminare. Qui l’invito a riprendere in mano la Lumen Gentium e la costituzione Dei Verbum, per riflettere su chi è la Chiesa e come far parlare la Chiesa, argomento già accennato da Mons. Carlo Mazza nell’omelia della mattina, quando ha esortato i rettori ad essere discepoli e maestri trasparenti del Concilio Vaticano II.

Il Sinodo ci chiede di essere Chiesa, siamo il luogo, lo spazio e il sacramento dell’unità in un mondo di contrasti, divisioni e frammentarietà.

Infine ha declinato i tre verbi di Papa Francesco: Ascoltare, Riflettere e Partecipare. In particolare ci ha ricordato nel terzo verbo quanto l’evangelista Giovanni al cap. 17,21 dice: che siano come noi Padre una sola cosa. L’esperienza del Sinodo è una esperienza di unità. Anche l’unità tra noi è preghiera, è l’unità stessa della Trinità. Poi si è soffermato sul concetto di Koinonia, che oltre al termine comunione, significa anche partecipare, essere partecipe di qualcosa insieme ad altri. Dove c’è la comunione c’è la comunità e viceversa dove c’è la comunità c’è la comunione. Partecipazione uguale a fede, annuncio del Vangelo; chi annuncia il Vangelo entra in comunione e partecipa con gli altri.

Poi ha sottolineato l’importanza dei ministeri ai laici, e ci ha esortato a preparare il laicato ai ministeri del lettorato e dell’accolitato.

Infine ha suggerito una proposta per il prossimo Giubileo della Chiesa: creare delle vie di pellegrinaggio tra i Santuari di una città o di un territorio ben preciso, per favorire iniziative comuni ai Santuari stessi.

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