La presenza dei frati domenicani nella città di Monopoli si fa risalire al 1270 e risulta tra le prime in Puglia. Essi fondarono fuori dalle mura, nell’area di Cala Fontanelle, la chiesa di Santa Maria Nova, che anche nel nome ricorda la chiesa, dello stesso ordine, sorta a Firenze.
L’antica chiesa di Monopoli fu distrutta durante l’assedio spagnolo del 1528-1529. Intorno alla fine del Cinquecento la chiesa e il convento furono ricostruiti all’interno delle mura; il convento ospitava circa 30 frati tra cui alcuni novizi e oggi, sede della caserma dei carabinieri, conserva tracce della sua nobiltà antica: il chiostro luminoso, la cornice d’ingresso e le logge rinascimentali sulla piazza XX Settembre.
La facciata della chiesa è caratterizzata dal rosone riccamente decorato con i suoi ventuno archi, i motivi floreali interni, la rosa centrale. Un portale, altrettanto decorato, consente l’ingresso in tre spaziose navate, che conducono alla cupola rinascimentale e a un’abside di influenza gotica.
Notiamo la presenza, appena entrati, di un organo decorato di bianco e azzurro del Settecento e, in fondo alla chiesa, di un elegante coro ligneo della seconda metà dello stesso secolo.
Gli otto altari presenti sono alcuni in tufo altri in marmo: i primi espressione delle scuola leccese, i secondi della scuola napoletana. La volta celeste raffigura una balaustra dalla quale si affacciano piccoli angeli curiosi mentre al centro riconosciamo san Domenico con la Madonna e santa Caterina da Siena, opera di Gerolamo Cenatiempo.
Sull’altare maggiore troviamo il Crocifisso attribuito a Michele De Palma. Dal 1881 la chiesa è curata e custodita dai confratelli di san Cataldo ed è dedicata al culto dei SS. Medici Cosma e Damiano.
IL CULTO DEI SANTI MEDICI IN PUGLIA FESTA 4-6 GIUGNO
Un culto antico e intimamente vissuto è quello che lega la gente ai Santi Medici Cosma e Damiano. La fede si unisce alla devozione e alla pietà popolare. A Monopoli, sono due le processioni, quella del sabato mattina e quella della domenica sera, con la gente, i confratelli, i sacerdoti.
La chiesa che accoglie San Cosma e San Damiano, a Monopoli, è quella di San Domenico. È del 1560, voluta e costruita dai domenicani. Elegante, sontuosa e raffinata, la facciata. Cornici, decorazioni, sculture ed anche il rosone, tra i più virtuosi e raffinati della terra di Puglia con i suoi 21 raggi che sembrano un traforo.
Gli altari mostrano tutto il pregio aristocratico del barocco salentino: colonne tortili, rilievi, sculture che sembrano aver trasformato la natura in tufo.
I dipinti sono dappertutto, anche sul soffitto, mentre il coro è in legno, fine lavoro di intarsio e precisione. Da ammirare la cappella della Madonna del Rosario: un unicum di pace e silenzio nella chiesa e santuario dei Santi Medici.
Le statue sono del 1837, quando a Monopoli furono donati i due reliquiari, contenenti alcuni frammenti di ossa dei due Santi.
Il culto dei Santi Medici Cosma e Damiano è diffuso in tutta la Puglia. Alberobello, Bitonto, Oria, Maglie, Polignano, Conversano e Monopoli sono i paesi, le chiese e i santuari dove maggiormente è sentita questa devozione. Ne è prova la testimonianza di fede, di gente, di popolo, nelle processioni.
Ad Alberobello, il culto venne introdotto a metà 1600 dal conte di Conversano, Giangirolamo Acquaviva d’Aragona. Fu proprio un miracolo per il suo figlioletto, chiamato poi Cosmo, a far costruire, per gratitudine una chiesa sia a Conversano che nell’allora feudo di Alberobello.
Antichissima è la venerazione anche a Bitonto: risalente forse al 1300. Sono proprio i Santi Medici ad invitare i malati a venirli a trovare a Bitonto, paese che diventa sempre più meta di pellegrinaggi e fedeli.
La processione è da seguire, da osservare, da partecipare. È un qualcosa di unico, con i ceri giganti, con la gente che cammina di spalle e con lo sguardo fisso ai Santi Medici. Occorre esserci, a Bitonto, a ottobre, per poter sentire forte il bisogno dei Santi Medici.
Ma chi sono i Santi Cosma, Cosimo, e Damiano. “Cosma”, in greco, vuol significare kosmos, ordine, modello, mentre Damiano deriva dal latino “Domini Manus”, cioè la “mano del Signore”. Di certo vivevano in Oriente, erano arabi delle regioni dell’Egea e della Cilicia. Erano fratelli e medici, e proprio perché curavano gli ammalati senza ricevere nulla in cambio, vengono chiamati “anargiri”, cioè senza denaro.
Le immagini dei Santi sono diverse a seconda del paese. Il più delle volte indossano gli abiti orientali, sontuosi e accademici nei colori rosso e verde; a volte, come a Monopoli, portano le vesti mediche dell’occidente e della nobiltà spagnola.
In ogni caso, in mano, sorreggono la palma del martirio, come anche gli strumenti della professione medica: la cassetta del chirurgo, per Cosma e il mortaio e gli unguenti del farmacista per Damiano.
I due Santi Medici furono vittime della loro stessa carità. Nell’anno 303, durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano contro i cristiani, Cosma e Damiano vengono denunciati, processati e condannati. Con loro anche altri tre fratelli: Antimo, Leonzio ed Euprepio.
Il terribile prefetto Lisia li interrogò e li fece torturare. Cosma, Damiano e gli altri fratelli, pur di fronte alla flagellazione e alla tortura, non rinnegarono mai la fede cristiana.
La tradizione dice che poi furono gettati in mare per essere annegati; ma il mare, miracolosamente sciolse le corde che legavano i due Santi e li riportò sulla riva. Le fiamme che dovevano bruciarli avvolsero i carnefici lì presenti, e né le pietre e né le frecce riuscirono a colpire e ferire i Santi.
Infine vennero decapitati, probabilmente il 27 settembre del 303, forse nella città di Ciro, in Siria.
La processione prosegue il suo cammino tra preghiere e rosari, e lungo incedere di fedeli, donne soprattutto, e grossi ceri. Ognuno ha un voto da sciogliere; un desiderio da chiedere; un bisogno da esaudire. La gente è tanta; lo stendardo rosso dei Santi Medici, con i due paggetti, introduce la fila delle donne particolarmente devote a San Cosma e Damiano. Donne in nero, con il cordone rosso e il medaglione al collo; a volte anche i piedi scalzi, e poi i ceri accesi. È il momento del sacrificio; è il momento della prova per attestare la propria fede e la propria riconoscenza ai Santi che hanno guarito nella malattia, hanno aiutato nel bisogno, sono stati al fianco della gente.
Il cero rappresenta la grazia ricevuta; il cero rappresenta l’offerta; il cero rappresenta il sacrificio; il cero rappresenta l’essere presenti in questo forte momento di partecipazione collettiva. Ognuno ha qualcosa da chiedere; ognuno spera in un qualcosa, in una grazia, da ricevere.
Interessante è anche la storia che lega Monopoli a San Cataldo. La devozione si deve al vescovo Alessandro Manfridi, di Taranto e risale al 1456.
La processione dalla città nuova, oltre la piazza del borgo, fa ritorno nel centro storico e fa rientro nella chiesa di San Domenico. Tre ore di cammino, tre ore di penitenza e processione, tre ore con i ceri e con i piedi scalzi.
Le statue vengono collocate sui piedistalli e si tolgono i mantelli carichi di collanine d’oro e di ex-voto. Infine si passa dai Santi; si tocca il loro vestito, la mantella nera, un bacio, il segno di croce, e poi a casa per attendere ancora, forse il prossimo anno, o prima ancora il 27 settembre, per un nuovo incontro e una nuova processione, magari a Polignano, ad Alberobello, a Bitonto, a Conversano.
Fonte: http://chiesemonopoli.blogspot.com/2011/07/chiesa-san-cosimo-san-damiano-festa-san.html
foto di lalaamleto e dal sito Rossi restauri