Eremo dei Ss. Pietro e Paolo  

Descrizione

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La storia dell’Eremo dei Santi Pietro e Paolo

La fondazione del convento francescano intitolato a San Pietro avvenne, stando alla tradizione locale, intorno agli anni 1228-30 ad opera di Sant’Antonio di Padova. Alcuni autori ipotizzano l’esistenza in zona di un più antico insediamento retto da monaci benedettini, con presenza di cluniacensi ancora nel secolo XIII, poco prima dell’arrivo dei frati Minori. L’intitolazione del convento ad un santo non strettamente francescano e la concessione di beni immobili nel territorio di Bienno effettuata a favore dei benedettini nell’841 dal vescovo di Brescia Ramperto possono avvalorare l’ipotesi. Nella seconda metà del Duecento il convento francescano, denominato “in Barberino” dal colle su cui era eretto, risulta funzionante. Tale lo indica la concessione di indulgenze per le festività dei Santi Francesco, Antonio e Pietro rilasciata nel 1289 dal papa Niccolò IV a beneficio di quella chiesa. Il convento si mantenne aperto anche nei secoli successivi, inserito nella custodia bresciana della Provincia conventuale milanese.

Il francescano portoghese beato Amedeo Meneses de Sylva († Milano 1482), che nel 1469 aveva conseguito la licenza pontificia di accettare il convento dell’Annunciata di Borno, ottenne in quegli anni da papa Paolo II di immettere nell’istituto biennese una cellula di suoi frati.

L’esperimento amadeita non attecchì, soprattutto per la contrarietà della Repubblica di Venezia che sospettava essere l’Amedeo un emissario del Duca di Milano. In San Pietro di Bienno prevalsero nuovamente i Conventuali, dopo una breve parentesi, intorno al 1470, durante la quale gli edifici rimasero deserti. La Comunità valligiana dimostrò sensibilità verso il convento intervenendo più volte con sostegni finanziari. Nel 1516 venne affidata al muratore Giovannino di Val Brembana l’esecuzione del campanile della chiesa (restaurato nel 1655). Nel frattempo prendeva impulso una confraternita dedicata all’Immacolata Concezione, segnalata già nel 1510, scuola assai fiorente, con innumerevoli iscritti e ricca dote di sovvenzioni. Massiccio fu il flusso di lasciti, il più antico dei quali risale al 1334, operato dal nobile brenese Giovanni Marone Ronchi. Notevole inoltre fu il culto che si manifestò verso l’altare intitolato a Sant’Antonio, accanto a quelli dedicati a San Bernardino, Sant’Anna, Spirito Santo, Concezione e San Francesco. Nel 1650, nell’ambito dell’applicazione delle disposizioni di Innocenzo X tese a chiudere i piccoli cenobi, il convento corse il pericolo di essere cancellato, sventato solo per l’intervento del vescovo di Brescia presso la Congregazione sullo Stato dei Regolari.

Dopo essere stato staccato dalla Provincia milanese ed unito a quella veneta del Santo nel febbraio 1769, il convento fu soppresso mediante decreto promulgato il 1° giugno successivo poichè le entrate non erano sufficienti al suo mantenimento. Trasferiti a Bergamo i regolari nel settembre 1769, vennero eseguiti i rilievi dei fabbricati e l’inventario dei beni immobili di proprietà dell’opera pia (incamerati dallo Stato), ai fini di una loro eventuale cessione. La custodia della chiesa venne assegnata al famoso arciprete giansenista di Cividate don Giambattista Guadagnini (1723-1807). Nel 1770 il complesso fu acquistato dalla Comunità di Valle con l’intento di realizzarvi una sezione del seminario di Lovere. Caduti nel vuoto i tentativi attuati, gli edifici vennero abbandonati. Passati di mano tra diversi proprietari, nel giro di pochi anni andarono incontro al disfacimento. Del grande complesso rimase in piedi solo qualche rovina: i muri perimetrali della chiesa lesionati e pericolanti, rimasugli del chiostro, il campanile. Negli anni 1957-58 venne attuato un parziale intervento di consolidamento della torre campanaria. I terreni su cui sorgevano i resti appartenevano allora ai fratelli don Andrea e Teresa Morandini di Bienno. A partire dal 1960, nell’ambito della “Consulta” valligiana dell’”Azione Cattolica”, prese corpo l’idea di erigere nel territorio camuno una struttura in grado di ospitare esercizi e incontri formativi e di spiritualità, individuando l’area adatta alla concretizzazione dell’iniziativa in quella occupata dai ruderi di San Pietro: l’anno seguente i fratelli Morandini ne disposero la donazione a favore dell’”Alma Tovini Domus” di Brescia (Fondazione di Culto e di Religione eretta il 29 febbraio 1960). Tra il 1963 ed il 1965, su progetto dell’ingegner Nello Brunelli, fu realizzato il primo lotto del fabbricato. La casa (qualificata con il nome di “Eremo” e destinata a segnare la realtà cattolica valligiana nello spirito del Concilio Vaticano II) rappresentò l’omaggio spirituale offerto dalla Diocesi al Papa bresciano Paolo VI, eletto il 21 giugno 1963: per questo motivo al nome di San Pietro venne aggiunto quello di San Paolo.

Nel 1965 fu promosso il restauro della chiesa, completato nel 1967. Nella primavera del 1966 l’Eremo avviò l’attività attuando negli anni: corsi di esercizi spirituali e di formazione teologica, pastorale, biblica e sociale per sacerdoti, religiosi, collaboratrici parrocchiali e laici; ritiri e incontri di preghiera per comunicandi, cresimandi, ammalati, anziani, coppie di fidanzati; riunioni per le varie categorie professionali; adunanze e seminari culturali; corsi di preparazione al matrimonio; iniziative di “Azione Cattolica” e giornate di preparazione rivolte alle organizzazioni che articolano la presenza della Chiesa nella vita sociale. Negli anni 1968-69 venne realizzato il secondo lotto, mentre tra il 1981 ed il 1984 fu posto in essere il terzo e ultimo lotto. Da novembre 2002 a giugno 2003 si intervenne nuovamente e, oltre ad adeguare la casa alle norme vigenti, si ristrutturò la prima parte del fabbricato ricostruito negli anni ’60. Questa parte dell’Eremo, ora nuovamente accogliente, fu inaugurata dal Vescovo di Brescia, Mons. Giulio Sanguineti, il 29 giugno 2003, festa patronale dell’Eremo SS. Pietro e Paolo.

Nel 1977 alcuni giovani camuni hanno costituito un “Gruppo di Riferimento” per la promozione di occasioni di incontro spirituale e culturale, mentre nel 1985 ha preso avvio la pubblicazione del periodico “Lettere dall’Eremo” ed è stato inaugurato il nuovo altare in bronzo della cappella interna, realizzato dallo scultore Federico Severino. Nell’ottobre 1984, in occasione della benedizione del compimento delle opere di costruzione del complesso, il pontefice Giovanni Paolo II inviò un messaggio nel quale sottolineava come “l’iniziativa, oltre al valore di nobile gesto di riconoscente affetto, ha il merito di aver ricuperato a vita nuova un antico centro di fede e di preghiera, posto in posizione incantevole, da cui l’occhio spazia ed abbraccia un ampio orizzonte: dall’Adamello al lago d’Iseo. Ma il pregio di tale opera sta soprattutto nell’aver riportato quel luogo benedetto alla sua primitiva destinazione, quella di irradiare negli animi la luce del Vangelo e i valori supremi della fede cristiana, sorgente inesauribile di gioia e di pace”. Nel giugno 1986, a concretizzazione di un’idea coltivata sin dal 1976 e corroborata da un rescritto della Sacra Congregazione per i Religiosi dato nel 1982, venne posizionata nelle adiacenze dell’Eremo la prima pietra del Monastero di Santa Chiara, germinato da quello omonimo di Lovere. I lavori vennero effettuati nei due anni successivi: nell’ottobre 1988 una comunità di cinque monache Clarisse vi ha fatto ingresso. Il 16 luglio 1988, dalle alte vette dell’Adamello, Giovanni Paolo II ricordò l’attività dell’Eremo con queste parole: “Sono a conoscenza che nella Valle Camonica, a Bienno, la Diocesi di Brescia ha promosso prima l’erezione di un Centro di Spiritualità laicale, l’Eremo dei SS. Pietro e Paolo, e poi, l’istituzione di un nuovo Monastero femminile di clausura, dedicato a Santa Chiara. Sono, questi, segni confortanti, che meritano attenzione e solidarietà, perchè fanno sì che di fronte alla secolarizzazione si affermi la spiritualità, di fronte alla superficiale esteriorità si torni alla meditazione”. (Oliviero Franzoni)

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