Descrizione
A Palazzo Adriano, non lontano dal centro abitato, c’è il Santuario della Madonna delle Grazie. La sua costruzione risalente al 1560 è legata all’apparizione della Madonna ad una fanciulla di 6 anni alla quale Ella indicò l’esistenza di una Sua immagine che si trovò dipinta a tempera su pietra e oggi si trova nell’abside della Chiesa.
E’ il tipico santuario dedicato alla Madonna nel rito bizantino, situato fuori dall’abitato e luogo di pellegrinaggio.
Dopo essere stato chiuso per circa 15 anni, grazie all’impegno del Parroco Papàs Sepa Borzì viene restaurato e adornato di bellissime icone (opera dell’iconografa greca Maria Koliva). Finalmente riaperto al culto il 04 Luglio 2013
Il Santuario della Madonna delle Grazie di rito Greco-Bizantino sorge su un colle poco distante dal centro abitato di Palazzo Adriano. Non si riscontrano documenti relativi alla data di costruzione di detto Santuario; si presume – però – che esistesse già alla data del 1571 quando, Martino Dara con proprio testamento lasciò alcune sue proprietà alla chiesa Madre, al Santuario di San Nicola nonché a quello della Madonna delle
Grazie. Intorno al 1550 venne costruita una cappella nel luogo dove, si narra, avvenne l’apparizione della Madonna ad una fanciulla di sette anni sordo muta di nome Maria Cannizzi.
Secondo la leggenda popolare, la madre mandò la bambina a raccogliere dei finocchi, arrivata dove ora troviamo la Croce, la bambina appuntò il coltello e improvvisamente apparve una donna con un bambino in braccio che esclamò: “Senti bambina, devi andare dall’Arciprete e dire che la Madonna vuole fatta qui una chiesa”. La bambina improvvisamente riacquistò la parola gridando a gran voce: “Zotità” che in albanese vuol dire signor
padre. La bambina si recò immediatamente dall’Arciprete di allora di cui non ho trovato alcuna notizia circa il suo nome , che insieme a due
zappatori andarono nel posto indicato dalla bambina stessa. Scavarono per quattro giorni senza trovare nulla, al quinto giorno trovarono “a bedda matre di Grazie” dipinta su una grossa pietra accanto a due angeli e ai santi Giovanni e Calogero. Subito pensarono di portarla in paese, ma i buoi che trascinavano il carro, arrivando dove adesso c’è la Croce, ritornavano indietro.
Questo fatto fece loro capire quella che era la volontà della Madonna e, pertanto, costruirono una cappella proprio lì, nel punto del ritrovamento dell’immagine sacra. Si racconta che proprio in questo luogo avvennero numerosi miracoli tra cui quello ad una baronessa paralitica che facendosi portare su una lettiga arrivata davanti il Santuario si mise in piedi e potè camminare. Il Santuario diventò così un centro sacro, un luogo dove cielo e terra si uniscono e tutto diventa possibile. Ai piedi del colle si trova l’edicola miracolosa di Santo Liberante. Si tratta in realtà di Santo Ildebrando, il cui nome sarebbe stato storpiato dai fedeli palazzesi. Si suole posizionare davanti l’immagine del Santo una pietra e, contestualmente, toglierne una lasciata lì da un precedente fedele. La leggenda dice che il Santo concede la grazia richiesta proprio da quel fedele la cui pietra è stata tolta.
Oggi l’immagine della Madonna, di fattura vagamente bizantina, è oggetto di culto, molto sentito dagli abitanti di Palazzo Adriano. Il simulacro della Madonna Delle Grazie è portato in processione per le vie del paese il martedì dopo Pasqua ed il 16 agosto insieme al simulacro del Santo Protettore, San Nicola di Mira, ed alla vara del SS.mo Crocifisso.
Anticamente la processione del martedì di Pasqua si svolgeva attorno al colle dove sorge il Santuario ed in quella occasione il sacerdote benediceva i campi al fine di propiziare i raccolti. Nel giorno della resurrezione di Cristo rinasce anche la natura e la vita.
La devozione alla Madonna Delle Grazie si esprime in modo particolare nel mese di maggio , durante il quale il Santuario si anima con la visita di tantissimi fedeli. Quotidianamente è recitato il Santo Rosario ed a seguire è celebrata la Messa durante la quale si innalzano dei bellissimi canti, alcuni molto antichi ed anche il lingua albanese, dedicati proprio alla Mamma Celeste. Molti fedeli rispettano ancora la tradizione di raggiungere , per
devozione, a piedi il Santuario recitando il Rosario. Nel 1960 la precedente cappella venne trasformata in chiesa a spese dei fedeli di rito greco. Da fonti verbali, si ha notizia dell’esistenza di una Confraternita delle Madonna delle Grazie nata nel 1606. Si ha notizia, inoltre, di varie donazioni fatte alla Chiesa da parte di fedeli: 3 salme e 10 tumoli di terreno e 9 case.
Alla generosità dei palazzesi non corrispondeva però una cura materiale dell’Amministratore poiché dai documenti si riscontra un danno al tetto della sacrestia e soltanto tramite l’aiuto economico di Nicolao Ciulla che donò 20 onze si è potuto ripararlo. Ai fedeli quindi necessitava un sacerdote che
regolamentasse il culto e dirigesse la Chiesa. Il Vescovo ordinò cappellano Don Francesco Moscone e concesse la sepoltura di persone di ambo i riti che in vita avevano manifestato la volontà di riposare nella casa della Madonna delle Grazie. Così come accadeva per il Santuario di San Nicola, era la Confraternita della Madonna delle Grazie a prendersi cura del Santuario, il cui cassiere custodiva in casa le suppellettili sacre che consistevano in
calici d’argento, incensiere, campanelle, stendardo di seta, tovaglie, 63 paia di orecchini e 44 anelli donati alla Madonna per grazia ricevuta. Le notizie riguardanti i vari restauri risalgono soltanto agli anni 90, ma molto probabilmente la Chiesa venne restaurata in precedenza, anche se non esistono documenti, poiché si presentava fino agli anni 60-70 con stucchi di stile rococò, ritrovabili nella parete frontale dell’abside. Notizie certe risalgono
al 1927, quando si effettuarono lavori di restauro nella parete dell’Altare Maggiore; lavori resi possibili dal contributo economico dei residenti che si trovavano fuori da Palazzo Adriano.
Nel 1938 crollò parte della volta e nel 1943 crollò definitivamente. Dopo tanti sopralluoghi e progetti, i lavori iniziarono nel 1948 fino al marzo del 1949, sempre a spese dei fedeli raggiungendo una somma di L.354.060. Notevole fu anche il contributo dei Palazzesi d’America che donarono la somma di L.40.000 come testimoniato dall’Arciprete Rocco Siano. Con l’arrivo dell’inverno, i venti scoprirono nuovamente il tetto e l’acqua piovana venne assorbita dalla volta e dalle pareti danneggiandoli in modo definitivo causando la chiusura al culto del Santuario nel 1954. È soltanto nel 1960 che il Genio Civile di Palermo fece eseguire lavori di consolidamento del tetto e della volta che venne sostituita con una ricca di decorazioni a stucco e
con soffitto piano a getto di cemento armato. Quattro anni dopo si effettuarono altri lavori di restauro all’interno del Santuario a cura dell’Impresa Antonio Pollara e figli di Prizzi, i quali costruirono una graziosa cornice, eliminarono i capitelli che reggevano l’antica volta, gli stucchi delle pareti e le quattro cappelle devozionali. Questi lavori modificarono l’aspetto e la fisionomia originaria della Chiesa. Il Santuario venne riaperto il 17 Giugno
1964 alla presenza del Vescovo di Piana degli Albanesi Mons. Giuseppe Perniciaro, che la riconsacrò al culto. L’attuale campanile è ed era attaccato ai locali della sacrestia ed esteticamente lascia a desiderare per il suo rivestimento in calce che poi è stato ricoperto da mattoni. Gli ultimi lavori hanno avuto come oggetto la decorazione dell’interno del santuario con icone a cura dell’iconografa greca Maria Koliva.