Descrizione
Il santuario della Rocca, chiamato anticamente sancta Maria de Arce, di origine medievale, lega il suo nome e le vicende più antiche che lo riguardano al vicino fortilizio, emblema di Tolfa ieri e oggi. E’ sempre stato dedicato alla Madonna e per la popolazione di Tolfa Vecchia è rimasto sin dai primordi un luogo di speciale devozione mariana.
In origine, nella chiesetta vicina al Castello si venerava una statua della Madonna e vi si celebrava la festa dell’Assunta, oltre il popolare rito propiziatorio delle Rogazioni. Dal 1695 vi fu poi collocata l’immagine oggi da tutti conosciuta della Vergine della Pietà con i santi Bartolomeo ed Emidio.
Dopo il periodo medievale, la chiesa della Rocca subì un momento di declino nelle sue strutture; nei documenti si intuisce la necessità del rifacimento del tetto. Provvidenzialmente, nel 1567, fu restaurata a spese della Comunità su istanza della Confraternita del Nome di Dio, sodalizio legato all’Ordine dei Predicatori (Domenicani) che proprio in quel periodo veniva istituito anche a Tolfa.
Nel 1695, come già accennato, l’immagine della Pietà, inizialmente venerata nella chiesa di S. Giovanni (oggi scomparsa, ma di cui restano foto e ricostruzioni) fu trasferita alla Rocca.
Nello stesso anno il cardinal Savio Millini, vescovo di Sutri ordinò anche il restauro dell’altare e il “rinnovamento” dell’immagine che vi era stata posta in antico, cioè la statua collocata nella nicchia sull’altare maggiore oggi scomparsa.
Dal 1695 la chiesa, già custodita da sacerdoti eremiti e da laici romiti nominati dalla confraternita, assunse ufficialmente il nome di Ecclesia Beatae Maria Virgine de Pietate, per evidenziare la nuova presenza della venerata icona che ritraeva la Madre Addolorata con il Cristo morto in grembo tra angeli e santi, tela di scuola bolognese che si ispira alle Pietà michelangiolesche e alle opere di Giovanni Francesco Gessi, pittore bolognese operante anche nel Lazio.
La presenza di eremiti custodi, tra cui alcuni rivestiti con l’abito e la spiritualità dei Servi di Maria, singolari propagatori della devozione all’Addolorata, è indice dell’alta considerazione di sacralità che in-vestiva il luogo mariano.
Fu soprattutto uno di questi eremiti laici, fra Giuseppe Catalini a dedicarsi con straordinaria cura al santuario per l’arco di cinquant’anni (1861-1911). Nel 1888 si fece promotore di una capillare questua per la costruzione del maestoso altare in marmo che custodisce la santa immagine. Il solenne tempietto fu progettato dall’artista francescano padre Cosma da Cori OFM e realizzato con materiale pregiato da Ercole Alliata di Civitavecchia e da Luigi Martinelli di Roma, noti artisti del marmo. Prezioso fu anche l’apporto di Alessandro Bartoli, celebre raccoglitore di memorie storiche tolfetane, progettista del ciborio eucaristico. L’eremita Catalini arricchì il santuario anche della sacrestia e della via Matris (sette croci che ricordano i sette dolori di Maria) ed effettuò la sistemazione della strada e di una cancellata alla porta della chiesa che permette ancora oggi l’incessante visione dell’icona ritenuta coralmente miracolosa.
Fonte: http://comune.tolfa.rm.it/vivere-la-citta/cultura-e-sport/monumenti-e-luoghi-dinteresse/chiesa-del-santuario-della-madonna-della-rocca/
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