Descrizione
Dalla costruzione all’affidamento ai Frati Minori all’inizio del Novecento.
Il titolo della chiesa fa riferimento all’immagine di Maria che vi è venerata. Il nome Canepanova è quello di una antica e nobile famiglia pavese, proprietaria di case che sorgevano dove ora si trova la chiesa: verso la fine del 1400, un affresco della Madonna che allatta il bambino, dipinto sul muro di una di queste case, incominciò a essere oggetto di speciale venerazione, perché operava miracoli. Si decise di salvare la parte di muro con l’affresco e di costruire un santuario per custodire l’immagine: il nobile Viscardo Canepanova donò il terreno della casa, altri edifici vennero demoliti per fare spazio alla costruzione, e nel 1500 si pose la prima pietra del santuario.
Un’antica tradizione attribuisce al Bramante (l’architetto da cui nacque il progetto della basilica di San Pietro a Roma) il disegno iniziale del progetto, che fu realizzato in due fasi: nei primi anni del Cinquecento si costruì l’alzata della chiesa, e nella seconda metà del Cinquecento, dopo l’arrivo dei Barnabiti, fu portata a compimento la costruzione della cupola. La chiesa fu infatti assegnata nel 1557 alla nascente Congregazione dei Barnabiti che, per realizzare anche a Pavia il loro carisma di educazione dei giovani, costruirono accanto alla chiesa un Collegio per studenti, divenuto dopo le soppressioni napoleoniche l’attuale Liceo Classico Ugo Foscolo. Un barnabita illustre che dimorò a Canepanova una decina d’anni, alla metà del Cinquecento, fu Sant’ Alessandro Sauli.
All’edificio, inizialmente progettato a pianta perfettamente centrale, si aggiunse verso la fine del cinquecento la cupola sovrastante l’altare maggiore e nei primi anni del Seicento il coro dietro l’altare maggiore e l’ampia sagrestia.
Intanto si provvedeva con cura alla decorazione pittorica del santuario, che oggi costituisce una piccola pinacoteca del Seicento lombardo.
La storia del santuario conobbe un brusco passaggio nel 1810 quando Napoleone decretò la soppressione delle Congregazioni religiose, tra cui i Barnabiti, e ne confiscò tutti i beni. Mentre il Collegio e il convento furono incamerati dal Demanio, la chiesa, per richiesta del Vescovo di Pavia, venne mantenuta aperta al culto dalla Confraternita di San Sebastiano, come sussidiaria della parrocchia di San Francesco. L’Ottocento fu per il santuario un periodo difficile finché, nel 1915, venne affidato ai Frati Minori francescani che in quell’anno chiedevano di tornare a Pavia dopo le soppressioni che li avevano cacciati un secolo prima.
Nel 1926 l’immagine di Maria fu ufficialmente incoronata dal Cardinal Tosi, arcivescovo di Milano: il rito dell’incoronazione è una pratica usata per onorare le più insigni immagini della Vergine Maria, con un decreto del Capitolo Vaticano che concede tale privilegio. Per questo il titolo della chiesa dice “Santa Maria Incoronata”.
Nel 1961 il santuario fu ufficialmente dichiarato “santuario cittadino” dal vescovo di Pavia Monsignor Allorio: tale titolo vuole sottolineare il profondo legame che lega la città a questa immagine di Maria, sorgente di tante grazie spirituali e materiali e cara al cuore dei pavesi.