IL COMPIANTO di Michele D'Avenia

Mar 06 2017

IL COMPIANTO di Michele D’Avenia

IL COMPIANTO di Michele D’Avenia

Chi fosse interessato all’opera di Michele D’Avenia può contattarlo ai seguenti indirizzi:

www.micheledavenia.it

https://www.facebook.com/Michele-DAvenia-171401636231564/

Tel:  3473024805

Chiavi di lettura dell’opera

 

Visione generale

Come le altre opere di D’Avenia, il Compianto si propone a noi come un “datum”. Tutto è evidentemente corposo e palpabile ma tutto è da decifrare elaborandone le coordinate: protagonisti, spazio, tempo… Il suo “datismo” è pieno simbolismo. La realtà “data” si svela all’osservatore ma si ri-vela e diventa seduzione, ricerca, tensione, desiderio, ”martirio”. I personaggi in campo sono tre, la Maddalena, Maria e Gesù, collocati su tre piani in profondità. Immobilizzati da silenziosa comunicazione. Per nulla isolati né estraniati. Si offrono come “parola muta” che coinvolge nel “passaparola”. Non importa chi si incontra per primo, se la Maddalena o Maria o Cristo, perché ognuno rimanda all’Altro. Sicché i personaggi sono tre ma i protagonisti sono almeno quattro, L’ombra proiettata in basso a sinistra è segno della presenza dell’Assente. È fuori scena ma osservatore, interlocutore, testimone. Questa inclusione dell’Assente conferisce ulteriore significato a tutta la comunicazione. Lo spazio multidimensionale fa intuire vari simboli e significati. Il rapporto con la scena cambia a secondo del punto di osservazione, ma comunque domina una dinamica discendente. La scena obbliga ad una visione dall’alto verso il basso. Si è attratti verso il basso. Gesù occupa il posto più basso. Il messaggio è chiaro: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, il quale umiliò (abbassò) se stesso fino alla morte di croce. Proprio per questo si è innalzati” (Fil 2,5-11). La scena raffigurata sta sospesa fra i piani spaziali visibili e simbolici. I personaggi sono collocati su di un altopiano. Vi è l’allusione al “monte” che nella Bibbia è luogo decisivo nell’esperienza di Dio (Sinai, Sion, Tabor, Beatitudini, Ulivi, Golgota, Ascensione). Da questa piattaforma l’occhio precipita vertiginosamente nell’allusione allo Stretto e s’innalza nella dimensione misteriosa del Cielo. Si sta sul ciglio che segna la soglia e il limite – non solo dello spazio – e che permane metafora dell’esistere e del credere. Questa “dimensione liminale” caratterizza l’opera di D’Avenia. Sul “ciglio” del tempo, nell’Adesso, i protagonisti stanno sospesi nella tridimensionalità temporale. Ora custodiscono e sono essi stessi “memoria” del passato e “vigilia” del futuro. La morte di Gesù l’avevano preannunziata i profeti. L’aveva detto Simeone. L’aveva insegnato ripetutamente Gesù. Ma proprio questa Ora è soglia della speranza: “Il terzo giorno risorgerà”. Il tempo opportunità di grazia, storia di Salvezza. Si sperimenta che l’Adesso è soglia del tempo (dimensione liminale) che sfida con l’incompiutezza il bisogno di pienezza.

Maria Maddalena

Dopo quel primo incontro con Gesù, Maria Maddalena non mancherà mai: nel cammino, alla crocifissione, al seppellimento, alla tomba vuota… È presente anche qui ed occupa buona parte del dipinto e dell’attenzione. Il suo mantello rosso irrompe, s’impone, attrae, compromette. La Maddalena è perenne memoria della Verità scomodo, di molti peccati perdonati per aver molto amato (Lc 7,36-50), dell’Amore che copre una moltitudine di peccati (1Pt 4,8). Non può mancare mentre c’è Gesù morto per donare liberazione, perdono, dignità. I suoi occhi rimangono fissi sopra di lui. La sua mano sinistra rammenta colpa, rimorsi, rimpianti che le trafiggono il cuore nel quale si rimescolano promesse, aneliti, speranza. Con la mano destra assicura vicinanza e sostegno alla Madre e tramite lei mantiene il contatto con Gesù. Da Maria riceve fiducia che le permette di stare protesa su di un piede.

Madre e Figlio

Sul ciglio del monte, come su di un altare, rimane un abbraccio. Ricompone uno strazio. Impedisce la lacerazione fra l’Alto, al quale la Madre aggrappa lo sguardo, e il basso nel quale discende il Figlio. Si compie quella profezia orante: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre (Sal 130) Il Figlio “dorme”. Le dita della mano destra di Maria affondano nella carne morbida del Cristo. Come quel giorno al tempio, ancora una volta Maria presenta il Figlio al Padre e dal Figlio è presentata. Maria offre e si lascia offrire. Troviamo la Chiesa che fa Eucarestia (rendimento di grazie). Offre e si offre. Pietre, chiodi, corona di spine… rimangono nel primo piano del mondo. Pietre come lacrime sono disseminate a promemoria delle lacrime di ogni figlio in tutti i tempi. Questo lenzuolo bianco lo ritroveremo piegato nel sepolcro ma senza di lui (Gv 20, 6-7).

 

MICHELE D’AVENIA

Nasce a Sesto San Giovanni (Mi) il 09/12/1964.
Non segue un corso di studi artistici, e solo dopo la maturità si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e frequenta, pur se per breve tempo, la Scuola Libera del Nudo.
Deluso da questa esperienza, se ne distacca per iniziare autonomamente l’approfondimento delle tecniche pittoriche e lo studio dei maestri del passato.
Nasce da qui il suo interesse per la decorazione e per il restauro di dipinti antichi.
Inizia, quindi, la collaborazione presso laboratori specializzati.
Si inserisce attivamente nel panorama artistico nazionale, partecipando a numerose mostre collettive ed allestendo importanti mostre personali in tutto il territorio nazionale ed all’estero.
Di importanti collezioni private e pubbliche fanno parte numerose sue opere di pittura e di scultura.
Realizza importanti committenze private, ultima fra tutte, un dipinto di grandi dimensioni a soggetto religioso, raffigurante “Il Compianto”.
Dal 1994  ha collaborato alla realizzazione di scenografie per il Teatro Vittorio Emanuele e la Sala Laudamo di Messina.
Il suo impegno nel campo della scultura ottiene un importante riconoscimento nel 2004, anno in cui vince il premio Arte – sezione scultura con l’opera “L’altra faccia del peccato”. Progetta e realizza la scultura monumentale “1 ottobre 2009”, tributo alle vittime di Giampilieri e Scaletta (Messina).

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