Descrizione
SANTUARIO DI SANTA LIBERATA
Se ancor oggi rimane difficile stabilire l’origine della devozione dei cerretesi per le sante Liberata e Faustina, la prima testimonianza di un luogo di culto nella località detta Pozzolo, dove oggi sorge il santuario, risale al 1336 quando, secondo la tradizione locale, il sacerdote Benedetto Guidi decise di erigervi una cappella dedicata alla Madonna; questa costruzione fu forse una sorta di pubblico ex‑voto per la liberazione di Cerreto dalle truppe di Mastino II della Scala. La cura del piccolo edificio religioso passò successivamente alla confraternita della Beatissima Vergine Maria, in tempi vicini a quel 1365 in cui gli statuti della stessa compagnia laicale vennero approvati. Verso la fine del XIV secolo, se non nei primi anni del XV, secondo una recente ipotesi, furono eseguiti gli affreschi della Vergine col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Leonardo e della Santa Liberata attribuiti al pittore Sano di Giorgio.
I rifacimenti ed ampliamenti dell’edificio susseguitisi nel corso dei secoli e dovuti soprattutto al notevole diffondersi della venerazione per la santa piacentina divenuta compatrona del paese nel 1558, sono stati numerosi e per molti è impossibile stabilirne l’entità. Particolarmente significativo fu l’ingrandimento dell’oratorio avvenuto alla metà del Seicento, una serie di interventi architettonici cui contribuì in larga misura la popolazione e che interessarono la ristrutturazione del presbiterio, nell’occasione separato dall’aula tramite l’edificazione del grande arco decorato di fregi, e della sacrestia; fu allora costruito ex novo il loggiato esterno che ancor oggi caratterizza la semplice facciata. Invitato a presenziare alle solenni cerimonie organizzate nel 1656 per la conclusione dei lavori, il granduca Ferdinando II donò alla chiesa un prezioso parato liturgico e tre paliotti in legno intagliato e dorato di cui due sono ancora conservati in Santa Liberata.
Un’altra consistente fase di interventi si ebbe alla fine del Seicento: nel 1696 fu costruita infatti la prima cappella alla destra dell’ingresso, intitolata alla Madonna Addolorata, mentre nel 1698 altri lavori vennero intrapresi per accomodare l’abitazione del sacerdote che vi officiava e la sacrestia.
A distanza di quasi un secolo, nel 1796, furono erette le due cappelle più vicine al presbiterio, dedicate alla Madonna del Buon Consiglio e a santa Liberata; ad affrescarle vennero chiamati Gaspare Bargioni ed Antonio Fedi. Un documento finora inedito, datato 21 settembre 1798, permette di assegnare a questo pittore fiorentino anche la tela dipinta con I santi Faustina e Paolo.
Tra il 1825 e l’anno successivo furono compiuti nuovi lavori di restauro relativi alle altre due cappelle, quella della Madonna Addolorata e quella corrispondente sul lato opposto dell’aula dedicata a San Giuseppe, dove si conserva un dipinto riconducibile alla cultura figurativa fiorentina degli inizi del Settecento, cronologia confermata dall’iscrizione sotto l’altare che riporta la data 1731.
Altri lavori da ricordare nel XIX secolo sono il controsoffitto ligneo, eseguito nel 1899 da Emilio Turri e dipinto dalla pittrice Emma Lotti che vi raffigurò la Gloria di santa Liberata, ed il rifacimento del pavimento in marino di Carrara. Qualche decennio prima, nel 1853, era stato costruito il campanile poi distrutto nel 1944 e riedificato nel 1951.`
Nel 1966 l’oratorio fu elevato a santuario. Risalgono agli ultimi anni i consistenti interventi di restauro che hanno interessato prima la cappella di Santa Liberata, e poi il soffitto ligneo. La chiesa è particolarmente ricca di arredi pittorici e liturgici.
Dal 1997 sono stati eseguiti in varie fasi nuovi lavori di restauro. Nel 2013 sul terreno donato dalla Sig. Zita Fontana è stato realizzato il piazzale retrostante il Santuario che ha reso tutto il complesso più bello e accogliente.
Nel anno 2013 è stato realizzato nella controfacciata dal maestro Massimo Callossi l’affresco dell’Assunzione della Vergine e negli anni successivi nel presbiterio La Crocifissione, La Resurrezione e L’Ultima Cena.
Fonte: http://www.parrocchiasanleonardo.it/node/6
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