Cari Rettori e Operatori dei Santuari,

           l’imminente Natale ci fa sentire il bisogno di una parola fraterna, con la quale dirci la gioia per il mistero che celebriamo. Come rendere grazie a Dio per ciò che ha fatto per noi? Insieme con i pellegrini che affolleranno i nostri Santuari, rivivremo il clima di cielo e il messaggio di pace del Dio fatto uomo. Ricorderemo anche – inevitabilmente e, direi, doverosamente – che proprio in quella Betlemme dove tutto è cominciato tra voci angeliche e umili pastori, oggi tutto è appesantito a causa della guerra che sta seminando lacrime, sangue e macerie tra israeliani e palestinesi, ancora una volta provati dalla mano spietata del terrorismo e dalla reazione distruttiva che ne è seguita. Pensiamo naturalmente anche alle altre guerre, da quella in Ucraina a quelle dimenticate. Occorre tanta preghiera, anche se, umanamente, ci verrebbe da dire, sgomenti e delusi: quale frutto dalla nascita del Salvatore, il Re della pace? Davvero misteriosa questa alleanza umano-divina che ci offre in Gesù una salvezza vera e piena, senza tuttavia mortificare la nostra libertà, fino a lasciare spazio al “tentatore”, pur vinto dalla croce, e al nostro tragico rifiuto di essere salvati. L’umanità si trova, di fronte a quel Bimbo divino, davanti a un bivio: da un lato, la via della grotta e della croce, dove povertà e pace si sposano, dall’altro, le vie alternative che recano il seme della guerra e della morte.

           A Natale i nostri Santuari dovranno essere più che mai “segnaletica” di pace, perché si scelga, al bivio, la via che porta alla salvezza. Saranno oasi di speranza, di consolazione, di misericordia. Integrando il lavoro pastorale delle parrocchie, saranno vere “case di preghiera”, come ci siamo detti nel recente convegno a Roma, concluso con il discorso del Santo Padre. Da lui apprendemmo con gioia che, andando verso il Giubileo della Speranza, il prossimo anno sarà “anno della preghiera”, quasi per disporre gli animi alla grazia giubilare. I Santuari dovranno essere in prima linea in questo impegno, proposto in tutta la gamma delle espressioni oranti, dalla liturgia ai “pia exercitia”. Mi piacerebbe che, in questo, si desse una attenzione speciale al rilancio del Rosario, nel solco della Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”. Il Rosario, scrisse San Giovanni Paolo II, ha una fisionomia mariana ma un cuore cristologico. Oggi c’è bisogno di riannunciare Gesù, e il Rosario è una forma di annuncio alla portata di tutti, ha a che fare con la “nuova evangelizzazione”, soprattutto se recitato in modo che la sua radice biblica sia posta in evidenza e il suo carattere contemplativo sia ben curato. Il Rosario ha accompagnato nei secoli la via di santità di tanti cristiani, dagli illetterati ai teologi, dai semplici ai mistici. In questo senso è anche uno stimolo a una ricomprensione familiare, popolare e sinodale della Chiesa. La beata Lucia di Fatima giunse a fare la proposta che esso fosse elevato a preghiera liturgica. Solo auspicio, o profezia che si avvererà al tempo opportuno?

          Carissimi, a mano a mano che ho modo di conoscervi da vicino, cresce anche la mia gratitudine e la mia ammirazione per il vostro servizio. Sia, questo Natale, per voi e i pellegrini dei nostri Santuari, un Natale bello, in cui il sorriso del Bimbo divino possa dare a tutti una ragione di vita e di speranza. Vi abbraccio con affetto. Buon Natale!

Assisi, 16 dicembre 2023

                                                                                                      + Domenico Sorrentino

Scarica: Messaggio natalizio di S.E.R. Mons. Domenico Sorrentino ai Rettori dei Santuari, Natale 2023