Descrizione
La storia
Il Santuario del Poggetto si trova su un piccolo poggio, pochi km a sud di Ferrara e dipende dalla Parrocchia di S. Egidio. L’inizio della devozione verso questo Santuario, si rifà alla tradizione dell’antico ritrovamento di un immagine della Madonna, appesa poi ad una vigorosa rovere, quando le valli ad occidente di S. Egidio erano frequentemente inondate dal Po di Primaro.
La Madonnina, che pare fosse di terracotta, e la rovere ebbero, nel tempo, analoga sorte. La prima sembra sia andata distrutta per incendio o inondazione; la seconda, recuperata nel 1891 durante la costruzione del coro della piccola chiesa di allora, ( 26 mq ) fu collocata dietro all’altare e riparata da un vetro, ma fu definitivamente perduta quando, il 22 aprile 1945, alcuni soldati in fuga incendiarono il Santuario e le case vicine. Tutto ciò provocò non solo la perdita della rovere, ma anche la distruzione di una artistica icona in stile gotico, opera dell’intagliatore ferrarese E. Bolognesi e donata al Santuario dal conte Giovanni Grosoli Pironi, per accogliere il dipinto della Madonna. Il culto della Madonna si diffuse sempre più tra le popolazioni circostanti; lo storico Guarini annota che nel 1621 l’afflusso dei fedeli era straordinario, specialmente in Quaresima, in coincidenza con la festa dell’Annunciazione, il 25 marzo.
Alla fine del ‘700, il Cardinale Magalotti ingiunse al Parroco di S. Egidio, da cui dipendeva e dipende tutt’ora il Santuario, di celebrare una S. Messa ogni sabato e nella festa dell’Annunciazione.
Le notizie archivistiche riportano che Don Melchiorri, parroco di S. Egidio dal 1873 al 1895 e fratello dello storico G. Melchiorri, si adoperò per rendere ancora più sentito il culto della Vergine, riprendendo le sacre funzioni settimanali, fondando la “Pia Unione della Madonna del Poggetto” ed accogliendo i pellegrini che venivano sempre più numerosi dalle parrocchie vicine.
La fama delle grazie, l’antichità e l’estensione del sacro culto (memorabile il trasporto della Santa Immagine nel luglio e settembre del 1855 alla Chiesa Parrocchiale di S. Egidio per implorare pietà e misericordia contro l’epidemia di colera che mieteva vittime sempre più numerose in città e in campagna) ed il riconoscimento a “Santuario” da parte del Sommo Pontefice Pio IX, che , dopo aver concesso il Giubileo Universale, dichiarò che, visitandolo, si potevano ottenere i benefici spirituali ed il riconoscimento ufficiale del Capitolo Vaticano, che decretò l’Incoronazione della Sacra Immagine il 15 settembre del 1901.
L’attuale immagine della Vergine che risale al 1554, come dipinto sul fondo, rappresenta la Madonna assisa in trono con Gesù Bambino benedicente; fu dipinta a tempera su tela finissima, foderata poi sul retro, con tela più consistente. Solo le teste della Madonna e del Bambino sono rifinite, mentre il resto, piuttosto trascurato, è caratterizzato da sottilissime tinte. Il Melchiorri fece accurate ricerche per appurare l’autore della tela, senza, per altro, giungere con certezza ad una eventuale attribuzione.
Lo storico ferrarese Napoleone Luigi Cittadella, interpellato sulla questione, sostenne che l’opera proveniva dalle scuole di pittura ferraresi del XVI secolo e la attribuì a Sebastiano Filippi da Carpi, detto il “Bastianino”. Nel 1878 il pittore Antonio Benini di Bondeno dichiarò che il buon disegno delle parti nude e l’espressione dei visi dimostravano una mano maestra, anche se la tela era stata rimaneggiata da incompetenti che non avevano saputo conservarle il pregio artistico. Pur dissentendo in qualche punto dal Cittadella, riconobbe che l’insieme ed il movimento delle figure gli sembravano appartenere al periodo del Quattrocento o del Cinquecento.
Nel 1982, l’opera fu restaurata dalla ditta A. & G. Piella di Ferrara, a spese del Vicariato di S. Giorgio; i restauratori espressero il parere che la Santa Immagine fosse di scuola ferrarese del XVII secolo.
Nella primavera del 1894, l’ingegneri ferraresi V. Scabbia ed A. Chiozzi presentarono i disegni per l’innalzamento della chiesa del Santuario che sostituiva il vecchio Oratorio, subentrato a sua volta al vecchio capitello risalente al 1319.
Nel suo nuovo lavoro, realizzato in stile gotico-lombardo, la facciata fu innalzata con due colonne ai lati e due guglie faccettate su colonnette a cuspide. Il timpano fu realizzato in cotto a conchiglia e un rosone a vetri colorati, con larga fascia ad ornamenti gotici, occupò il centro della facciata.
Fu ingrandita la porta di ingresso ad arco gotico, mentre la lunetta, ornata con cotto di tipo ferrarese, fu divisa con un architravce di legno intagliato. Una bella tavola d’olio, opera del pittore ferraese A. Magrini, rappresentava la Vergine col Bambino, S. Egidio Abate, in atto di contemplazione, con la cerva a fianco, S. Giorgio, guerriero in armi, con le braccia al petto, genuflesso in venerazione; sul fondo il paesaggio con il prospetto del Poggetto.
Mons. G. Zanardi, professore di filosofia in seminario, che in precedenza era stato cappellano del Santuario, sollecitò i lavori per innalzare l’apside della chiesa e per rivestire tutto il soffitto a vele e crocere gotiche con cordoni e vernici a stucco. Si aprirono le finestre gotiche con vetri colorati. Si costruì l’altare in mattoni, si allargò il Presbiterio e si eressero colonnette ottagonali per sostenere gli archi a sesto acuto. Il coro fu rivestito interamente per dargli forma ottagonale con tante vele al soffitto. All’interno della chiesa tutti i fregi furono realizzati dal ferrarese A. Tellini, mentre G. Tabellini di Voghenza creò una cornice di stucco a forma di fascia, che si armonizzava con lo stile dei capitelli.
Per giungere al Santuario lungo la strada campestre, che anticamente si chiamava Strada delle Suore, forse per ricordare le Benedettine, antiche proprietarie della località, Mons. Zanardi nel 1894, pensò di far costruire 15 capitelli, come i misteri del S. Rosario. L’ing. V. Scabbia li disegnò e A. Gilli li realizzò. Sotto la nicchia di ogni capitello fu scolpito su marmo, il nome dell’offerente, mentre sotto il dodicesimo fu collocata una lapide con iscrizione latina a ricordo dell’avvenimento.
A due anni di distanza, nel 1896, ancora Mons. Zanardi, fece costruire, a proprie spese, una nuova sacrestia a nord e ricostruire quella antica a sud.
Con le nuove opere, il Santuario assunse l’aspetto esteriore delle antiche chiese gotiche a tre navate, anche se l’interno rimase a navata unica. I lavori di rifinitura occuparono gli ultimi tre anni dell’ottocento: E. Bolognesi intagliò il tabernacolo in stile gotico, si dipinse in finto marmo l’altare, si fece costruire la balaustra dalla ditta Brondi di Ferrara. Il Rettore Don Lupi, per conservare il ceppo di rovere, dissotterrato nel muro dell’antico coro e sul quale pare fosse stata collocata la prima immagine della Madonna, lo collocò dietro l’altare proteggendolo con un cristallo. Tutto ciò non fu sufficente ad evitare una profanazione ad opera di due soldati che il 22 aprile 1945, appiccarono fuoco al Santuario e alla casa vicina. Per rendere omaggio a Cristo Redentore, nel 1900 fu innalzata una monumentale Croce, con base di cinque metri, in marmo di Verona. Sul braccio trsversale è scritto: “Redemptori Iesu Cristo Domino Nostro- otto settembre 1901″.
Nel 1933 la ditta Borea di Marrara costruì il Campanile, in pietra a vista, adorno di quattro sottili fasce in cotto che ne delineano i piani. E’ alto 26 metri e contiene cinque campane al suo interno.
Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo i restauri eseguiti dalla ditta Edil Labor di Stagni, Borsetti ed Alberti di S. Egidio, la chiesa fu riaperta al culto. Dal 1966, l’attuale altare costruito in marmo, sostituì purtroppo quello antico, danneggiato dall’incendio del 1945. E’ stato donato dal concittadino dr. G. Govoni, unitamente al prezioso tabernacolo realizzato dalla ditta Beretta di Ferrara.
Nel 1982, a cura del Vicariato di S. Giorgio, fu restaurata la Sacra Immagine di Maria Vergine e racchiusa nell’apposita teca, ornata da una cornice dorata del ‘700, dono della cittadina Parrocchia del Gesù. Dal 5 dicembre del 2011 il Santuario è stato chiuso per un considerevole restauro e consolidamento alle travi del tetto, la zona del sotto tetto, le guglie e il timpano della facciata. Il Santuario è stato riaperto al culto il 23 marzo del 2012.
I gravi eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 non hanno provocato danni alla struttura, il Santuario del Poggetto è stata l’unica Chiesa della zona non danneggiata dal sisma e regolarmente aperta al culto. In questo i pellegrini hanno interpretato un ulteriore segno di protezione della cara Madonna, Beata Vergine Maria del Poggetto.
Fonte: http://www.santuariodelpoggetto.it/la-storia.html
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